25 febbraio 2019

Il giro di boa


Siamo a un giro di boa.
Il Movimento 5 Stelle che doveva cambiare l'Italia nel senso dell'onestà e della semplificazione ha mostrato, insieme ad una diffusa impreparazione culturale dei suoi dirigenti, di fare da fragile e incerta spalla a una Lega di Salvini che ha cavalcato la rabbia degli italiani, per una globalizzazione selvaggia che crea disoccupazione e perdita di diritti, indirizzandola contro immigrati, stranieri e diversi, cioè contro ogni minoranza vista come capro espiatorio, esattamente come successe nelle peggiori derive totalitarie dell'Europa del Novecento.
Di questo processo ne beneficia anche la Destra, tutte le destre, visto che l'ascesa di Salvini permette di sdoganare classismi, razzismi e maschilismi di ogni tipo e genere.
Non è un caso che le donne, attualmente, siano regolarmente attaccate in ogni loro diritto, vedi legge 194, ma finanche nell'affermazione della loro identità che è, fino a prova contraria, diversità, una bellissima diversità che nella storia dell'umanità è stata spesso vilipesa, ferita, ignorata.
I rischi di un ritorno al sessismo degli anni 50/60 e alla perdita dei diritti delle donne, insieme alla perdita del diritto allo studio, alla salute, al lavoro, caratterizza questa nostra epoca.
Salvini appare funzionale, una specie di moderno "duce" del terzo millennio, a soddisfare le esigenze di "contenimento" delle classi lavoratrici sottoposte a salari sempre più bassi, a contenere le frustrazioni di un ceto medio proletarizzato da stipendi e pensioni sempre più da fame, scaricando su immigrati e diversi la rabbia di ogni problema nazionale.
Quando cade il ponte di Genova sarà colpa di un senegalese che ci salta sopra?...
Imperversano i furbi che traggono ogni occasione per pensare sempre ai loro casi e mai al bene di tutti; quelli che chiacchierano sempre, ma fatti non ne producono mai, né possono dare l'esempio con le loro vite ipocrite: parlano di famiglia tradizionale e vanno a puttane.
Davanti a tutto questo prospera l'indifferenza, si sviluppa il disimpegno, cresce la rassegnazione.

Soprattutto nei nostri giovani che invece hanno bisogno di progetti concreti e di impegno, e di vedere, nel mondo di noi adulti, il modello di un'Italia seria che lavora e sa essere punto di riferimento ed esempio da seguire.