11 luglio 2011

Italy & World

http://paologls.blogspot.com/2010/10/la-guerra-di-gennaio-2011-isola-di-lamu.html
La nuova Nazione: il Sud Sudan


Dal 9 luglio 2011 una nuova Nazione fa parte del mondo: il Sud Sudan. In tutto il pianeta i Sudanesi del Sud hanno celebrato la loro indipendenza da Karthoum dopo 30 anni di guerra. A Juba, la capitale, le feste sono durate 24 ore, ma anche nei Paesi vicini, Kenya ed Etiopia in particolare, la gente ha cucinato i piatti tipici, festeggiato e celebrato a lungo. E’ una festa macchiata da quello che è successo nelle settimane scorse quando l’aviazione del Nord ha bombardato pesantemente la regione di confine del Paese. Il 20 maggio le Sudan Armed Forces di Karthoum hanno occupato, dopo aspri combattimenti, la città di Abyei e le regioni più ricche di petrolio. Migliaia di profughi hanno abbandonato le loro case e intasato le piste che vanno a Juba. La capitale del nuovo stato si è trovata in una condizione drammatica di emergenza per gli alloggi mancanti e la crisi delle condizioni igieniche. Il conflitto tra Nord e Sud rimane quindi incerto soprattutto per quanto riguarda le zone di confine e le regioni petrolifere più ricche. Il governo di Karthoum ha concluso la sua azione di forza sulla pelle delle popolazioni del Sud senza che si levasse una voce di protesta nel mondo occidentale e senza conseguenze di reazioni militari da parte americana o occidentale. L’ONU e i media internazionali hanno dato scarso risalto alla notizia.
Al Parco della Pace di Nairobi, in pieno centro, c’è stato un bellissimo concerto diretto da Riccardo Muti con cento orchestrali italiani e molti bambini degli slums accompagnati dai missionari. Accanto, nei piccoli ritrovi, i giovani del Sud Sudan festeggiavano sotto un cielo plumbeo e solenne la loro avventurosa indipendenza: buona fortuna Sud Sudan!

5 luglio 2011

A sud dell’Italia.

Le vacanze nel Mediterraneo.

In questi giorni le famiglie italiane parlano di vacanze. Chi ha prenotato un anno fa, chi si limita ad andare nella seconda casa di proprietà, chi sta cercando solo ora un’offerta speciale o un volo scontato. C’è anche il turismo da “crisi”: molti vanno in Grecia perché lì la crisi rende gli operatori turistici più ospitali e disponibili a prezzi più bassi. Anche dopo la guerra nell’ex-Jugoslavia molti italiani andavano nelle località marine della Croazia. La Tunisia, il Marocco e l’Egitto cercano di rilanciare il turismo post-crisi: le agenzie offrono pacchetti scontati.
In Libia non si va più e gli italiani l’hanno dimenticata. Nessun media di questo mondo dice la verità sulla Libia. Ogni notte Tripoli, una città di due milioni di abitanti, viene bombardatata pesantemente. I Falcon F16, i Tornado, i 2CC-150 Polaris, i Mirage ultima generazione di Francia, Regno Unito, USA, Canada, Danimarca, Belgio, Olanda, Italia e Norvegia scaricano sulla città i missili ASMP, gli AGM 65 Maverick, gli Storm Shadow, i missili Harm, i 109 Tomahawk da 1.440 chili di peso, i Cruise Air Launched da un milione di dollari l’uno. Questo bombardamento a tappeto non c’entra nulla con la No Fly-Zone decisa dall’ONU più di tre mesi fa.
Un anno fa il leader libico Gheddafi era ricevuto con tutti gli onori in tutto il mondo. In Italia il premier gli organizzava una visita di lusso con centinaia di escort pagate dallo stato e gli regalava battelli, armi e miliardi.
Ora il governo italiano non ama parlare della Libia. Con la manovra finanziaria che impoverisce ulteriormente gli italiani non c’è voglia di parlare di quanto costano le missioni militari.
Si sorvola anche su quello che stanno facendo i bombardieri italiani. “Non ritengo sia necessario fornire queste informazioni“, ha risposto il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, a Maurizio Caprara del Corriere della Sera. Eppure lo stesso ministro aveva rimproverato i militari italiani dopo la morte del caporale Matteo Miotto in Afghanistan, li aveva accusati di nascondergli le notizie affermando di voler “comunicare con la massima trasparenza, non come il mio predecessore”. “La Nato non distingue tra l’aereo francese, l’italiano, l’inglese. Ha a disposizione i mezzi delle varie nazioni che partecipano alle azioni, dunque non tocca a me dire che fa l’aereo italiano rispetto al francese o all’inglese. Lo dirà, se vorrà, soltanto la Nato” ha dichiarato il ministro mostrando o fingendo di non conoscere i criteri di informazione della NATO. I giornalisti inglesi, francesi e americani, alloggiati sulle portaerei, possono intervistare comandanti e piloti, i nostri reporter non possono fare altrettanto con i militari italiani.
Oggi la Missione ONU, nata con la scusa di proteggere i civili ("protect civilians" and let Libyans "decide their own future”), si è trasformata in una guerra che è già riuscita nell’intento di dividere la Libia in due nazioni diverse e distruggerne largamente le risorse. Le città, i porti, gli aeroporti, le strade, i terminali petroliferi, le case, le scuole, gli ospedali: tutto distrutto. Migliaia di innocenti vittime civili. Manca la luce e scarseggia l'acqua negli ospedali e nelle case.
Nessuno in questo periodo di “export della democrazia” ha chiesto agli abitanti di Tripoli che cosa ne pensano. Piuttosto che costruire iniziative politico-diplomatiche forti si è preferito fare la guerra raccontando la storiella che gli insorti erano alle porte di Tripoli e che Gheddafi era prossimo alla fuga: tutto quello che ho scritto nel post del 23 marzo scorso

http://paologls.blogspot.com/2011_03_01_archive.html

si è verificato. Andate a leggere invece gli articoli dei media italiani e internazionali di quell’epoca: scoprirete il livello macroscopico di bugie e inesattezze che il "nuovo ordine globale" è in grado di allestire.
Amnesty International, associazione che ha sempre denunciato la limitazione dei diritti civili e gli abusi del colonnello in Libia, ha indagato sulle presunte violenze commesse a danno delle donne libiche (“Gheddafi dà il Viagra ai suoi soldati”) concludendo che non c’è alcuna evidenza di stupri o violenze da parte dell’ esercito regolare libico: un’altra invenzione.
Così dopo l’Irak e la Somalia la mia “teoria delle macchie di leopardo” ha una nuova dimostrazione: la Libia.

http://paologls.blogspot.com/2010/02/le-terre-di-nessuno-la-teoria-delle.html

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada
(continua)