29 settembre 2013

La trincea.


Il 30 giugno del 2012 alla fine dell'articolo "L'Europa di oggi e l'Italia di domani", scrivevo:

"Ci aspetta una campagna elettorale che già si intuisce densa di squallore. Andrebbero invece indicati due obiettivi fondamentali per il futuro d’Italia:

1) rafforzare la sovranità del popolo italiano, cioè l’azione dei nostri governi a difesa dei legittimi interessi della nostra economia. In risposta alle ingerenze degli organismi centrali europei e in contrasto ai condizionamenti e attacchi delle lobbies finanziarie e politiche internazionali;

2) rimanere in Europa, ma col preciso intento di rafforzare la condivisione dei valori liberali e democratici che l’hanno resa ciò che è: un punto di riferimento certo per la libertà dei popoli, per la tutela dei diritti civili, per lo sviluppo economico e culturale.

Al tempo delle elezioni gli italiani faranno bene ad evitare un generico voto di protesta: dovranno piuttosto individuare chi potrà essere in grado, per onestà, coerenza, preparazione professionale e culturale, capacità e convinzione, di portare avanti nel concreto di un mondo globale sempre più competitivo l’azione di un Paese che ha bisogno di un rilancio economico e civile."


Sembra che non sia cambiato nulla nel panorama politico italiano. 

Ad ogni elezione si fa credere all'elettore che stia per sopraggiungere il cambiamento positivo sempre sognato. 
Ad ogni elezione, in barba al conflitto di interessi, l'ex-premier Berlusconi "mette in campo" tutta la forza dei suoi giornali, delle sue banche e aziende, delle sue televisioni e radio.
Ad ogni elezione si spera di essere di fronte ad una nuova stagione di civiltà.

Poi si scopre che la guerra civile italiana riprende, eterna e immutata nella sua crudeltà, e che il Paese, il nostro amatissimo Paese, è in balia dell'ex-premier e di una politica sempre più urlata e cafona, incivile, ottusa e violenta.

Purtroppo, allo strapotere dell'ex-premier che con i suoi soldi può comandare in Parlamento come ai servizi sociali, non si oppone una Sinistra liberale e unita nell'intento di buttare fuori per sempre il marcio e le mafie.
Troppi compromessi, troppi interessi, molte divisioni, troppa faciloneria.

A tutto questo si aggiunge il M5S, una grande risorsa di voti che sembra sprecata se non serve a comporre una coalizione di governo e se non smette di acuire la crisi dello stato con gli insulti quotidiani alle più alte cariche della Repubblica.

Gli italiani, purtroppo, si sono assuefatti a questo clima barbarico di confronto: Berlusconi che ritira i suoi ministri come fossero pezzi di legno sulla sua scacchiera personale; 
Grillo che urla; 
il PD che da 20 anni sottovaluta la potenza economica di Berlusconi e l'impatto che ha sulla formazione delle opinioni nella società. 

Nel frattempo: non sono state abolite le provincie; non è stato limitato e disciplinato il finanziamento pubblico dei partiti; non si ipotizza l'abolizione del Senato, inutile doppione della Camera; non si parla di una Camera con massimo 500 deputati; non si parla di diminuire gli scandalosi stipendi di onorevoli, presidenti di regioni e provincie, assessori e direttori di aziende partecipate.

Il "banchetto" continua mentre la crisi imperversa e lascia senza soldi le tasche degli italiani.

Eppure siamo in tanti che ogni mattina lavoriamo e con orgoglio sosteniamo il peso del Paese, stretti nella quotidiana trincea dell'onestà e del lavoro pulito e ben fatto.


© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada 

22 settembre 2013

Oggi a Nairobi.


L'attentato di oggi a Nairobi con circa 30 morti e più di 50 feriti muove in me emozioni confuse, grande tristezza e alcune considerazioni.
Io a West Gate sono andato quasi tutti i giorni per 4 anni fino a luglio scorso: in banca, per comprare il pane, per prendere un caffè e incontrare amici, per fare la spesa e comprare frutta, verdura e quello che serviva ogni giorno in casa.
Non è "esclusivo" come ho letto sui giornali, è un mall come tanti a Nairobi, forse uno dei più belli, ma niente di particolare, un posto come tanti dove si va quando vivi in una città in Africa.
A Nairobi ce ne sono almeno altri 12 belli, grandi e funzionali come West Gate.
Casa mia è a 5 minuti di auto, dico casa mia perchè ci ho vissuto 4 anni e l'ho lasciata a luglio, e sono ancora pieno di ricordi e molti di quei ricordi attraversano i luoghi e gli spazi della città e si nutrono di persone e delle loro storie, di sguardi, occhi, corpi, colori, tagli diurni di sole e ombre di luci notturne.
4 anni che sono tutti dentro di me, negli occhi e nell'anima.
Ho sempre saputo che West Gate era un target, come altri mille posti a Nairobi, di un possibile atto di terrorismo di matrice islamica.
Ci pensi, ma se da trent'anni vivi girando il mondo non ci fai più caso, non vuoi farci caso.

Con amarezza: non mi stupisce che d'Africa e di città africane si parla solo quando c'è una carestia, una guerra o un attentato grave.
Tranquilli, già dopo domani, sui giornali dei grandi gruppi, non se ne parlerà più.
L'Africa per molti, troppi europei, resta il continente dove al massimo si va in vacanza a fare qualche foto esotica da far vedere agli amici, o si mette in pace la coscienza con un'adozione a distanza, o si va a lavorare ben pagati per qualche nota istituzione internazionale.
Berlusconi va in vacanza a Malindi nell'hotel di lusso di Briatore. Molti italiani vanno al mare in Kenya, o per parchi nazionali, molti, troppi, uomini e donne, praticano uno squallido turismo sessuale.
Il Kenya è presente col suo esercito in Somalia da più di due anni. Dopo che al-Shaabab ha sequestrato e ucciso in Kenya, specie sulla costa nord e nei dintorni di Lamu in particolare, il Kenya ha deciso di difendersi e il suo esercito è penetrato in profondità nel Sud della Somalia, ha liberato il porto di Kisimaio, ha indebolito le attività dei pirati somali.
I gìadisti che hanno attaccato West Gate, sempre che si confermi la matrice islamico-radicale dell'attacco, mostrano che nel pianeta c'è ormai un attacco trasversale e intercontinentale  che va dal Nord Africa all'Asia, dall'Africa Sub-Sahariana all'East Africa, dallo Yemen alla Siria, dal Pakistan all'Afghanistan, all'Irak.
E' un attacco armato globale e solo i benpensanti possono continuare a pensare che il mondo non è in guerra.

Molti errori sono stati commessi dal mondo liberal-occidentale, in particolare la guerra in Irak (con la scusa inconsistente delle armi di distruzione di massa), la guerra in Libia, l'intervento in Mali: guerre che hanno eliminato regimi laici e rafforzato il fondamentalismo d'origine islamica, vera peste del mondo contemporaneo.
Il mondo liberal-occidentale è incapace e assente in molti paesi come l'Egitto e la Siria che si trovano tra l'incudine della dittatura militare e il martello dell'integralismo islamico.
La globalizzazione economica di un pianeta con più di 7 miliardi di abitanti e la crisi produttiva che impoverisce vaste aree del pianeta, comprese quelle una volta stabili e ricche del Vecchio Continente, rende lo scenario mondiale sempre più soggetto al rischio di guerre estese e di conflitti che, a macchia di leopardo, si insinuano nel tessuto di ogni società.

Il richiamo alla pace, al confronto, alla ricerca di soluzioni mediate è l'unica via per lo sviluppo futuro del pianeta. 
C'è la necessità di educare le nuove generazioni ai principi della società liberale, alla pace, di investire nelle scuole, in particolare nei paesi più poveri e in quelli più sottoposti al radicalismo coranico dei gìadisti. 
Mi ricordo con orgoglio il ruolo di produzione e mediazione culturale di tutte le scuole italiane dove ho prestato servizio in giro per il mondo.

Mi viene poi da pensare, cambiando argomento, ai tanti amici che per anni hanno sostenuto che paesi come l'Egitto e il Kenya non sarebbero stati destabilizzati dal terrorismo radicale di matrice islamica.
In realtà non c'è servizio segreto che possa opporsi con la forza delle sue trame al disgregarsi crescente dei paesi poveri, anche i più stabili, specie se la crisi economica taglia in misura esponenziale le possibilità di finanziamento delle grandi potenze al mondo sottosviluppato.

Il mondo sta cambiando, ma in Europa non se ne sono ancora accorti. 



© RIPRODUZIONE RISERVATA PAOLO GIUNTA LA SPADA



http://paologls.blogspot.it/2011/10/pirati-somali.html
http://paologls.blogspot.it/2010/10/la-guerra-di-gennaio-2011-isola-di-lamu.html