18 agosto 2017

Le chiacchiere del bar... oggi...


In Italia ci sono parole che non si pronunciano più. 
Popolo è una di quelle parole. Il popolo italiano? Chi lo dice più? 
Anche nazione si usa raramente, molti italiani non si sentono parte di una nazione. 
Litigo tutti i giorni con tanti, troppi, italiani che dicono "l'Italia è un paese di merda"; io dico che l'Italia è fatta da noi italiani, ma vedo che per i miei interlocutori gli italiani sono sempre gli altri. 
Infatti dicono "gli italiani sono, gli italiani fanno", raramente usano il noi accettando una parte di responsabilità per i tanti scandali nazionali o per ciò che non funziona bene nel nostro Paese. 
In effetti per noi italiani sembra che la colpa sia sempre degli altri, cioè degli altri italiani.
Ma se ognuno crede di essere una brava persona e si convince che la colpa è degli altri, di chi è la colpa? 


Oppure, in politica, si sente dire spesso che saremmo un Paese fantastico se non ci fosse quel partito o quel politico che rovina tutto.
Sembra che sia sempre colpa dell'avversario politico, comunque di un altro italiano.
L'Italia va male per colpa di... 
L'avversario politico viene presto definito come un nemico, un imbecille, un gufo, un traditore, uno da rottamare, da distruggere. 
Quelli del PD odiano quelli del M5S come prima odiavano Berlusconi.
Per loro, da quando stanno al Governo, viviamo nella migliore Italia possibile. Chi critica è un gufo, un lamentoso appestato e basta.
I berlusconiani sono stati al governo decenni e hanno condotto il Paese alla deriva. Anche per loro, se non hanno fatto le buone riforme, è perchè gliel'hanno impedito.
E' da ridere perchè godevano di maggioranze schiaccianti.
Quelli del M5S odiano tutti e sostengono che nessuno sa governare salvo scoprire, quando sono loro ad amministrare, che un conto è dire e un conto è fare.
In realtà l'intero ceto politico soffre di una diffusa impreparazione, di una notevole improvvisazione, e la battaglia politica si impernia più sulla conquista del potere, con il corollario dell'odio per il nemico, che su contenuti ben studiati, autenticamente validi, trasparenti e sostenibili. 


Inoltre all'idea di stato e di nazione in Italia si è spesso sostituita l'idea di famiglia, di clan, di gruppo ristretto, di consorteria, di società segreta, di regione provincia e paese, di contrada e di vicolo, di individuo.
Se un politico dicesse "fate come vi pare" vincerebbe le elezioni.
Del resto ogni italiano, con la vaga infarinatura subculturale assimilata in fretta sui banchi di scuola, è convinto di essere un genio visto che è nato e cresciuto nella terra di Leonardo da Vinci, Dante, Galilei e Marconi.


Anche Patria, con la P maiuscola, è una parola che non si usa più, è stata regalata alla destra estrema, ai fascisti. 
La usa ancora qualche anziano partigiano; gente per bene, che ha combattuto i fascisti.
Non parliamo di feste nazionali unificanti: in Italia contano molto di più le feste rionali o paesane, spesso intitolate a santi di cui si conoscono a malapena le origini, del 25 aprile e del 2 giugno.
Vale più una Giostra dell'anello, una Cavalcata dell'Assunta, un Palio cavalleresco del 25 aprile, nostra festa nazionale.


Di chi è la colpa di questo fenomeno?
Come siamo arrivati a far scomparire l'idea dell'Italia nazione?
In quali eventi si è costruita la nostra identità unitaria e, all'opposto, si sono innalzate e poi approfondite le nostre divisioni?
Perchè siamo una nazione senza storia condivisa e, addirittura, senza neanche una memoria condivisa?
Perchè per molti italiani il Risorgimento è una balla?
Perchè per altrettanti la Resistenza è stato l'atto fondativo della nazione?
Perchè altri sono ancora fascisti nonostante il fascismo?
Quale svolgimento culturale e sociale permette di sentirci ancora italiani?
E quando ci sentiamo italiani proviamo orgoglio, disagio o vergogna? 
O indifferenza?
Che cosa ci rende simili agli altri popoli e così diversi da tutti?


La crisi delle ideologie negli anni 80 ha complicato queste risposte perchè ha abolito le domande.
A colpi di strutturalismo estremista e modaiolo e di morettiano "il dibattito no" sono state archiviate le filosofie, i sistemi di pensiero, i modelli etici di riferimento, i significati, la buona saggistica e la buona letteratura.
Alle certificazioni del "pensiero debole" di Vattimo con la presunta crisi delle ideologie si è sovrapposta e diffusa una società liquida senza progetti, sono comparsi partiti liquidi, leader politici che puntano sull'immagine e sulle chiacchiere, chiacchiere che oggi chiamano storytelling.
Alle competenze certificate e verificate si sono sostituiti i titoli di studio inconsistenti dei ministri e dei sottosegretari con la mediocrità generalizzata eretta a sistema.
Le leggi ben fatte sono state sostituite da parole in lingua inglese per travestire la pochezza delle idee con slogan che fanno effetto sull'elettorato.
Oggi i politici italiani parlano tutti inglese anche se effettivamente non conoscono un'h della lingua inglese e fanno brutte figure in tutto il mondo.  


Con la scusa di criticare o abolire le ideologie sono state cancellate anche le idee.
Serve riaffermare la bellezza dello studio, della conoscenza e delle idee.

Serve un percorso culturale che permetta di capire se, come e quando, potremo sentirci una nazione, un popolo, e soprattutto, se ne abbiamo ancora voglia.

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PAOLO GIUNTA LA SPADA 

La torre di Pisa, straordinario simbolo di un'Italia del passato

4 agosto 2017

Con gli occhi dei miei studenti


Nasce il progetto Con gli occhi dei miei studenti.
Ho centinaia di ex-studenti in ogni parte del mondo, compresa l'Italia naturalmente.
Chiedo a tutti di farmi un gran regalo: raccontare il luogo in cui hanno vissuto quando ero io il loro insegnante, in Africa, in Medio Oriente, in Centro America, ovunque io sia stato a parlare con loro perchè, in una determinata epoca, ero io il loro insegnante.


Ai miei ex-studenti.
Potrete raccontare il luogo dove vivevamo, le storie che non mi avete mai raccontato, quello che hanno visto i vostri occhi in quel periodo.


Sarà un libro scritto da voi insieme a me, vi chiedo di parlare soprattutto della città dove vivevate, della vostra identità che io so essere la più varia e diversificata visto che ho avuto allievi di ogni continente, lingua e religione.
A tutti ho cercato di insegnare l'italiano, di raccontare il mio Paese, l'Italia, e di farvi comprendere la storia del mondo e tutte le sue meravigliose identità.
Tutti mi avete insegnato la vostra storia e io da voi ho sempre imparato.
Per questo progetto ci scriveremo, vi darò le modalità di partecipazione a questo progetto, i due o tre punti su cui focalizzare la vostra attenzione, abbiamo tempo.
Ci vedremo, anche. 
Mi piacerebbe venirvi a trovare ovunque voi siate.
Per ricostruire il senso di un mestiere, e di una comunità, a cui ho dato tutta la mia vita e tutti i sorrisi che servivano ogni giorno.
So che mi avete ripagato con gli interessi, con i vostri più giovani sorrisi, il vostro affetto strepitoso, la vostra riconoscenza.

So che non mi deluderete neanche questa volta e so che insieme scriveremo un racconto straordinario, una sorta di racconto del mondo...
Grazie!

Paolo Giunta La Spada