4 giugno 2016

Referendum


Comunque vada il referendum costituzionale, ha già vinto il peggior modello di politica.

Gli insulti (l'aggettivo "stupidi" è il minimo che si sente) confermano la difficoltà del confronto.

Chi ha dubbi e non ha ancora deciso è guardato con sospetto.
Chi si è schierato per il SI è bollato subito come venduto ai poteri forti, traditore della democrazia, ruffiano.
All'opposto chi vota NO è accusato di essere amico dei fascisti e di Berlusconi, o "falso partigiano"!

Un clima del genere, in un Paese dove l'astensionismo raggiunge percentuali del 45%, è gravissimo.

Un dibattito sulla Costituzione dovrebbe illustrare i pro e i contro di ogni norma.
La redazione della riforma doveva essere meglio meditata, eventualmente "spacchettati" i diversi articoli da sottoporre a referendum e, soprattutto, doveva essere evitato il clima da guerra civile.

Il premier, per primo, avrebbe fatto bene ad astenersi da diktat dal tono ricattatorio, ma ha preferito lo stile da magnate dell'epoca medievale.
L'ex-presidente poteva astenersi dall'andare da Fazio e poteva tacere, una volta tanto, dopo anni di regia occulta.
Il Governo ha agito in modo maldestro, la riforma è pessima, e il messaggio ricattatorio agli italiani è: "o ti mangi 'sta minestra, o ti butti dalla finestra", cioè o voti questa schifezza, come ha detto Cacciari, o non cambia nulla per qualche altro decennio.

Ma anche l'opposizione potrebbe ammettere che pensa al voto soprattutto in funzione anti-Renzi e questo è un errore perchè l'opposizione senza contenuti è sempre un errore; e non si può dire: "prima buttiamo giù Renzi e poi vediamo".

Tutto questo ci mostra un'Italia dove la politica è esclusivamente manovra ad uso personale ed esercizio del potere, con Governo e opposizione che non si parlano, con un processo di soppressione dei diritti che è continuo, con una crisi economica che procede feroce e un vuoto di democrazia e partecipazione popolare sempre più chiaro ed evidente.
In sostanza l'Italia è come una partita di calcio in cui giocano male tutte e due le squadre e il pubblico non va più allo stadio.
Questo è grave al di là di chi può vincere.
Con un clima del genere e questo tipo di politica l'Italia democratica ha già perso.



2 giugno 2016

2 giugno


Con questo post voglio ricordare il 2 giugno e onorare Franco Balbis. La seguente è l'ultima lettera del Capitano Balbis

Torino, 5 aprile 1944                                                                                   
La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all'Italia sui campi d'Africa quella vita che ho dedicato alla Patria il giorno in cui vestii per la prima volta il grigioverde. Iddio mi permette oggi di dare l'olocausto supremo di tutto me stesso all'Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice! Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero. Lascio nello strazio e nella tragedia dell'ora presente i miei Genitori, da cui ho imparato come si vive, si combatte e si muore; li raccomando alla bontà di tutti quelli che in terra mi hanno voluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate, in una chiesa delle colline torinesi due messe: una il 4 dicembre anniversario della battaglia di Ain el Gazala; l'altra il 9 novembre, anniversario della battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni d'armi, che in terra d'Africa hanno dato la vita per la nostra indimenticabile Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.                  
Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepítio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!
Franco Balbis
Franco Balbis, figlio di due insegnanti, Fausto Balbis ed Ermelinda Garrone, si iscrive all'Accademia militare di Artiglieria e Genio di Torino, diventa Capitano in pochi anni di carriera. Parte come volontario per il fronte dell'Africa del Nord, combatte ad Ain El Gazala nel dicembre 1941 e, nell'ottobre-novembre 1942 ad El Alamein. Per il coraggio dimostrato ottiene due medaglie al valor militare e Erwin Rommel lo insignisce con una croce di prima classe. Viene trasferito in Croazia a Cirquenizza e dopo l'8 settembre va in Italia e si unisce ai partigiani del Comitato Militare Regionale Piemontese, con il nome di battaglia Francis. Svolge pericolosi compiti di collegamento, coordinamento e controspionaggio. Il 31 marzo 1944 è catturato dai fascisti nel duomo di Torino dove si stava svolgendo una riunione clandestina di partigiani.
I fascisti gli propongono di entrare nell'esercito della Repubblica Sociale. Balbis rifiuta.  
Il 5 aprile 1944 è assassinato al Poligono Nazionale del Martinetto a Torino. Insieme a lui vengono uccisi gli antifascisti Quinto Bevilacqua, Paolo Braccini, Massimo Montano, Errico Giachino, Eusebio Giambone e il Generale Giuseppe Perotti. Il Capitano Balbis riposa nel cimitero di  Cavoretto a Torino.