7 luglio 2016

Il colore della pelle



Una cosa è parlare dei problemi della sicurezza che preoccupano noi tutti, o discutere del governo dell'immigrazione che si può considerare con idee del tutto diverse, e anche contrastanti. 
E' naturale avere idee diverse dei problemi in una società democratica. 


Altra cosa è il razzismo. 
Il razzismo in passato ci ha portato solo alle guerre, alle dittature, alla perdita delle libertà e delle dignità, alla catastrofe. 
Il razzismo è contro il Vangelo, è anti-cristiano, è anti-scientifico, è anti-storico, è anti-umano.
La vita che ci è stata donata perde qualsiasi dignità se non siamo in grado di capire la bellezza che c'è in ogni essere umano.
L'orgoglio che abbiamo di essere italiani viene infangato e offeso da chi crede che il patriottismo consista nel non rispettare le patrie degli altri, le altre identità, le altre culture, il colore della pelle, i diversi occhi e le differenti parole.


La nostra civiltà ripudia il razzismo.
Invito tutti i miei amici, i miei studenti, i miei colleghi a dire NO a qualsiasi forma di razzismo.


Paolo Giunta La Spada

3 luglio 2016

La "scoperta" del mondo



Capita spesso, purtroppo, che gli italiani scoprono che esiste un'altra parte del mondo solo quando succede qualcosa di brutto agli italiani. Molti italiani, per esempio, hanno scoperto che in uno dei Paesi più amati dai nostri turisti, l'Egitto, si configurano gravissime violazioni dei diritti civili e problemi drammatici, solo dopo che è stato barbaramente assassinato il giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. 
Anche ora, dopo il barbaro assassinio di 10 italiani a Dakka, molti nostri connazionali "scoprono" la realtà del Bangladesh.
Il terreno di coltura del terrorismo è costituito dalle drammatiche condizioni di sfruttamento di molta popolazione del Bangladesh.
In una fabbrica di Dakka un sindacato ha diritto ad esistere solo se due terzi degli operai sono iscritti al sindacato, condizione pressochè impossibile visto che se si è iscritti a un sindacato non si viene assunti o, se già al lavoro, si viene licenziati.
In Bangladesh gli operai percepiscono i salari più bassi del mondo, tra 20 e 50 dollari al mese, secondo una ricerca della Banca mondiale.


Le donne sono inoltre costrette a lavorare fino all'ultima settimana prima del parto, spesso vengono licenziate se non tornano al lavoro dopo il parto e non ottengono quasi mai i 100 giorni che la legge prevede per la maternità.
L'industria tessile in Bangladesh, con circa 5.000 fabbriche, vale 19 miliardi di dollari l'anno (circa 18 miliardi di euro).
Colossi mondiali come H&M e Inditex (proprietario di Zara), ma anche la nostra Benetton, hanno grandi impianti produttivi in Bangladesh.


Uno dei problemi più grandi per i lavoratori di queste aziende è la sicurezza. Mentre in Europa esistono leggi che gli industriali devono rispettare per tutelare la salute degli operai (che poi lo facciano è un altro discorso), in Bangladesh non esiste alcuna regolamentazione sulla nocività e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.


La spesa per rendere gli stabilimenti in Bangladesh più sicuri, secondo uno studio di Worker's Rights Consortium, (cioè con un minimo di uscite di sicurezza, estintori e impianti antincendio, e impianti elettrici a norma) ammonterebbe in tutto a circa tre miliardi di dollari. Per le grandi multinazionali si tratterebbe di rinunciare a circa lo 0,4 per cento dei ricavi totali. 


Benetton, Zara e H&M hanno dato la loro disponibilità a mettere a norma i loro impianti, ma rimarrebbe il problema delle migliaia di fornitori che non rispettano alcuna norma di sicurezza sul lavoro.
Sarebbe bene capire che gli integralisti islamici sono particolarmente attivi con la loro propaganda e regalano forme di assistenza (cibo, medicine, micro-assistenza a domicilio per vecchi e bambini) ai lavoratori più indifesi o a quelli licenziati.
La stessa cosa succede anche in tutti i paesi del medio oriente.

Era il 12 ottobre 1992 quando un terremoto al Cairo, in Egitto, fece 3.000 vittime e buttò giù centinaia di case e palazzi dei quartieri più poveri. Vivevo lì e quel giorno non lo dimentico. 
Ricordo anche che migliaia di senza tetto furono assistiti, molto più che dalle organizzazioni governative, dai gruppi dei fondamentalisti islamici, lestissimi a inserirsi in ogni piega e ferita della società civile.
Pochi mesi dopo scoppiò, violentissima, l'insorgenza fondamentalista...

leggi anche: 
http://paologls.blogspot.it/2013/08/egitto-fine-agosto.html


Sarebbe ora che l'Occidente si rendesse conto che la battaglia contro il terrorismo non si combatte con le armi, o almeno non solo con le armi, ma soprattutto con un sistema economico, civile e culturale che porti radicali cambiamenti nella vita del nostro pianeta.

Sulla Terra ci sono 800 milioni di individui, tutti nel mondo occidentale, che hanno metà delle risorse del pianeta e 50.000 ricchi che hanno il 20% delle risorse globali.
Immaginate di essere nati nell'area dove in più di 6 miliardi dovete mangiarvi metà torta e per un miliardo di voi non resta più niente da mangiare. 
Che fareste?
Probabilmente cerchereste di andare nell'altra metà.
E forse qualcuno cercherebbe di inculcarvi odio nei confronti di quei fortunati che sono dall'altra parte.
Oggi questo gioco criminale riesce, purtroppo, sempre meglio.
Come vogliamo fermarlo? 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada