18 dicembre 2017

Il re della vergogna


Nessuna assoluzione per un re che decise crimini contro la nostra Patria e contro l'umanità, e che sempre cercò la convenienza personale, o dinastica, contro gli interessi del popolo italiano.
Fino ai vili silenzi e alla fuga finale...
Approvò l'invasione coloniale della Libia.
Condusse l'Italia alla prima guerra mondiale quando l'Italia avrebbe ottenuto di più, insieme alla pace, dalla neutralità. 
La guerra portò a più di 600.000 morti italiani e a un milione di feriti e mutilati.
Regalò il potere al fascismo, senza che ce ne fosse alcuna necessità istituzionale e con un vero colpo di stato, nei giorni che seguirono il 28 ottobre 1922.
Fu felice dell'invasione dell'Etiopia, a base di bombardamenti di gas iprite, e il 6 maggio 1936 si fregiò del titolo di imperatore visto che ad Haile Selassie, l'imperatore d'Etiopia, era stata strappata la terra abitata da sempre dal popolo etiopico.
Fu sostenitore e complice del fascismo in ogni suo atto: dai 5.000 italiani antifascisti uccisi dal 1919 al 1925, alle migliaia di anni di galera comminati a chi dissentiva o criticava, agli assassinii di Nello e Carlo Rosselli o di Giacomo Matteotti; alle deportazioni e alle stragi dei patrioti libici ed etiopici nelle loro stesse terre.
Nel 1938 fu responsabile dell'intervento italiano contro la Repubblica spagnola e dei bombardamenti italiani a tappeto, con migliaia di vittime innocenti, dei paesi baschi spagnoli e di Barcellona.
Il 17 novembre 1938 firmò le "leggi razziali", cioè le leggi razziste, iniziando le persecuzioni contro gli ebrei italiani che da sempre vivevano nel nostro Paese, pagavano le tasse, erano perfino, in buona parte, fascisti.
Accettò di assecondare Mussolini nell'alleanza con la Germania nazista e firmò la dichiarazione di guerra a Francia, Gran Bretagna, Grecia, Russia, USA... nonostante sapesse che l'Esercito italiano aveva i mezzi per combattere qualche settimana e non di più, e che sarebbe andato incontro ad una vergognosa disfatta.
Fece firmare la resa incondizionata dopo una cocente e vergognosa sconfitta che lasciava il popolo italiano alla mercè dell'occupazione tedesca e dei bombardamenti angloamericani.
Non si assunse alcuna colpa o responsabilità davanti al popolo italiano l'8 settembre 1943, nè ordinò di bombardare il Brennero per bloccare l'invasione tedesca dell'Italia.
Fuggì lasciando 4.500.000 di soldati italiani senza alcun ordine; nè mai parlò alla Nazione per riorganizzarne, in qualunque modo, l'identità ferita, lo spirito combattivo, il senso di riscatto, il significato di un nuovo percorso di libertà e concordia.


La cerimonia funebre all'arrivo della salma di Vittorio Emanuele III


11 dicembre 2017

Fico Eataly World?


Un mese fa ha aperto a Bologna uno dei più grandi parchi sul tema delle produzioni agricole e alimentari. Si chiama Fabbrica Italiana COntadina, cioè FICO, è proprietà delle COOP e di Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly.
Disposta su 10 ettari di terreno e con quasi mille aziende rappresentate, direttamente o indirettamente, è la più recente impresa di Farinetti.
Fico Eataly World inizia in un'epoca in cui, almeno in Italia, si è spenta la moda di Eataly.
L'idea di Farinetti era quella di fidelizzare i clienti con gli assaggi, le degustazioni, più uno story-telling sulla bontà unica dei prodotti presenti sui banchi di vendita.
 Il successo di Eataly nel mondo è stato veloce e strepitoso, Giappone escluso; ma in Italia l'effetto novità sembra ormai tramontato e l'impresa sta vivendo le sue prime difficoltà.
Si intuisce che il nuovo centro commerciale FICO  dovrebbe essere, nelle intenzioni del suo principale proprietario, un contenitore traino di tutte le altre attività Eataly, una specie di capitale dell'impero di Oscar Farinetti.
100mila metri quadri di enogastronomia italiana e mille aziende rappresentate su dieci ettari possono destare interesse. 
Con 2000 cultivar, 200 animali e 40 fabbriche di produzione vegetale e animale FICO può essere trainante per il territorio in cui sorge e può influenzare anche tendenze di sviluppo nazionale come è già accaduto con i negozi di Eataly.   Ma le critiche fioccano: "FICO", probabilmente, non rappresenta la realtà della filiera "bassa" in agricoltura, nè i valori di un'agricoltura verde e sostenibile, finalizzata al benessere di tutti. 
Farinetti, inoltre, soffre della fama dell'imprenditore eccessivamente spregiudicato e l'amicizia con Renzi, che molto gli aveva giovato all'inizio del suo successo, ora sembra più ingombrante. 
Molti studenti bolognesi contestano l'alternanza scuola-lavoro a Fico Eataly World, che prevede l’obbligo per gli studenti dell’ultimo triennio delle superiori di fare un’esperienza formativa.
Farinetti, dicono gli studenti dei collettivi studenteschi di Bologna, non manca certo di risorse finanziarie per assumere e invece sta proponendo esperienze di scuola-lavoro che sono forme di sfruttamento degli studenti che lavoreranno gratis nel grande centro.
Marta Fana, ricercatrice all’università Sciences Po di Parigi, autrice di  "Non è lavoro, è sfruttamento",  sostiene che bisognerà vedere quante saranno le assunzioni stabili e quanti i contratti di somministrazione, del tutto precari, prodotti da FICO. 
La ricercatrice contesta i finanziamenti, i "400.000 Euro", dati dalla Regione Emilia-Romagna a Farinetti per la formazione professionale, e il fatto che si utilizzeranno migliaia di studenti in alternanza scuola-lavoro e lavoratori assunti con contratti a tempo limitato. Per molti critici FICO è l'ennesimo prevedibile centro commerciale, per altri può invece essere un buon valorizzatore del comparto agroalimentare.
Sembra che non si riesca mai a trovare un compromesso utile tra la sacrosanta esigenza dell'alternanza scuola-lavoro e il diritto degli studenti a non essere sfruttati da imprenditori senza scrupoli.
E rimangono senza risposta le domande sull'agricoltura biologica, sulla sostenibilità, trasparenza e tracciabilità dei prodotti, sul sistema commerciale dell'agroalimentare, sulla relazione tra grandi aziende e piccoli indotti, sul consumo equo e sulle macrotendenze del consumismo moderno.
L'unica cosa certa è il salario dei lavoratori di FICO: magrissimo.




1 dicembre 2017

Oggi nel 2017...


Dare visibilità ai neofascisti è un errore, accresce e moltiplica il loro seguito. 

Li fa apparire vittime del sistema.
Dovrebbe saperlo anche un bambino, o al limite anche il più mediocre studente che all'Università si è ricordato di dare un'occhiata ai testi di Herbert Marshall McLuhan.
Evidentemente i nostri giornalisti, ma anche molti osservatori politici, non lo sanno e non l'hanno fatto.
Il nostro è un Paese pieno di ignoranti inconsapevoli.

Quello che va fatto, per battere fascismi, violenze e razzismi, è far vedere in positivo che cosa siamo capaci di costruire per la libertà, la democrazia, la società italiana di cui vogliamo essere orgogliosi.

Non serve celebrare, non serve fare leggi che proibiscono, non serve lamentarsi e piangere.

Serve anzitutto studiare la storia, la Storia che ci ha portato ad essere ciò che siamo, liberi da dittature, forti di un ordinamento costituzionale che è il contrario del fascismo.

Perchè, se si è ignoranti, serve ricordare che il fascismo ci ha condotto ad aggredire popoli che nulla avevano fatto agli italiani, e a invadere, o offendere, terre e nazioni che mai ci avevano offeso: Etiopia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Grecia, U.S.A, Russia...
Ed è considerevole ricordarsi che, oltre a iniziare per primi la guerra, e senza alcuna ragione, il regime fascista non aveva neanche messo i soldati italiani nella condizione di combatterla, la guerra.
Me lo ricordava sempre mio padre, partito volontario, con gli scarponi di cartone pressato sul fronte greco, ottobre 1940: non c'erano scarpe, divise, armi, munizioni; e i greci picchiavano forte con le artiglierie per difendere la propria libertà,  ci ricacciavano in Albania, l'Albania che gli italiani avevano occupato, senza chiedere l'opinione degli albanesi, nel 1939.
Il regime era lo stesso che il 17 novembre 1938 aveva promosso le "leggi razziali", intrapreso la guerra e le persecuzioni razziste, mostrato tutta l'inferiorità economica e tecnologica, oltre che organizzativa, rispetto alle società cresciute con gli ideali della libertà.
Il regime condusse l'Italia alla più vergognosa delle sconfitte.

Serve inoltre praticare la libertà. Sì, la libertà. Perchè diciamolo: quei poveretti vestiti di nero che credono di amare la Patria, che invece insultano con la loro ignoranza, fanno veramente pena. 

Poveracci, ma non hanno qualche interesse culturale, una fidanzata, un po' d'allegria, una serata in cui escono e fanno quello che noi persone civili facciamo? 
Non hanno niente da fare che prendersela con persone pacifiche che fanno il loro lavoro? Poveracci!

Sì, si deve smettere di dare voce e visibilità a questa gentucola. E' come la storia del femminicidio: parlare di quello che butta l'acido alla fidanzata spinge all'emulazione. Leggetevi McLuhan. Di questa robaccia si deve parlare, ma senza foto e video, senza ridondanza, mera informazione asettica. 

Leggetevi anchHans Magnus Enzesberger o, almeno, Umberto Eco. 

Piuttosto: che si rinnovi ogni giorno il nostro impegno al dialogo, al rafforzamento della democrazia, e soprattutto alle iniziative che nel territorio producono tessuto civile, educazione alla pace, conoscenza della Storia, recupero della nostra Memoria.


Piuttosto: che i partiti democratici ritrovino il rispetto reciproco e il piacere del confronto, lo sviluppo delle idee, la passione per ricostruire il nostro Paese. 


Piuttosto: che la politica sia liberata da impresentabili, furbetti e corrotti di ogni tipo. L'antifascismo, oggi nel 2017, è anche tutto questo...



27 novembre 2017

Non esiste al mondo...


Gli italiani sono sempre più assuefatti al degrado ideologico e culturale, e al progressivo imbarbarimento della loro civiltà giuridica.
Ai ritorni dei fantasmi, al cambiar tutto perchè nulla cambi, alla rassegnazione, al veder facce vecchissime presentarsi come se fossero nuove.  

Non credo esista al mondo, almeno nel mondo di tradizione giuridica europea e liberale, che una tv pubblica trasmetta in prima serata un'intervista servile e ruffiana ad un condannato in tre gradi di giudizio per una milionaria evasione fiscale, cioè a uno che ha rubato a tutti noi contribuenti.

Non credo sia possibile permettere che in tv si oltraggi la magistratura per la condanna di concorso in associazione mafiosa data a Dell'Utri, negando il valore dell'inchiesta che fece luce su tale personaggio.

Non credo, e questo è veramente comico, che un signore condannato per una milionaria e conclamata frode fiscale possa parlarci di tasse, e di ciò che si dovrebbe fare sul tema delle tasse.

Ma gli italiani dimenticano tutto e non finiscono di stupire.




7 novembre 2017

Ora l'epoca...

Non ho tempo per scrivere, ma una cosa vorrei dirla.
C'è una costante perdita di democrazia, di memoria storica e di tessuto civile.
E' impressionante che a Ostia vada a votare solo il 36% degli elettori.
Significa che gli italiani non hanno più fiducia nel sistema.
Le percentuali dei risultati vanno viste tenendo presente questo dato.
Faccio un esempio: Casa Pound sfiora il 10%, ma il 10% del 36% significa che vota Casa Pound il 3,6 degli italiani di Ostia.
Ha sbagliato chi, come Renzi con la consueta faciloneria, si infischiava appena due anni fa di questo dato di bassa affluenza al voto che mina gravemente il sistema democratico.
In questa attuale condizione di scarsa affluenza un piccolo partito ben organizzato può prendere la maggioranza.
Questo significa che c'è una crisi globale della politica, con un'amministrazione che viene vista sempre più lontana dai territori, dai cittadini, dalle scuole, dai luoghi di produzione, dalle famiglie con i loro problemi.
Il rischio è la strada spianata ai nemici della democrazia.

Davanti alla violenza di una globalizzazione che tutto e tutti colonizza, una politica democratica può e deve essere una politica nazionale più coraggiosa e autorevole.
Non si possono accettare i diktat tedeschi e le ambiguità di Bruxelles solo perchè siamo europeisti. 
Non si possono accettare regole europee che penalizzano gli strati sociali più indifesi e le culture più originali dei nostri territori.
I nostri governi  (Berlusconi-Maroni) hanno prima firmato gli accordi di Dublino che obbligano l'Italia a regole inaccettabili sull'immigrazione, poi con Renzi e Gentiloni non sono riusciti a spostare di una virgola tali accordi.
Lo stesso è successo con il nostro debito pubblico, con i finanziamenti alle banche, con la continuazione di politiche che sono di privilegio per i soliti noti, con le dimenticanze per gli italiani colpiti da terremoti (a L'Aquila con Berlusconi, a Norcia con Renzi).
La politica è percepita come uno story-telling senza alcuna credibilità.
Ora l'epoca dell'allegro story-telling è finita.




2 novembre 2017

Cautele e silenzi


Da "Fratelli d'Italia" di Alberto Arbasino, 1963.



"Leggi i diari postumi di Corrado Alvaro, e li trovi dentro tutti, nella cacca fino alle orecchie, ... tutti... quelli che ci fanno oggi i quaresimali... i gattoni sapienti che sono andati avanti per tutta la carriera con gli ammicchi e le cautele e i silenzi... bravissimi ad amministrarsi e a durare... sottintendendo che finchè prevale la tirannide un buon tacer tutta la vita onora..."


30 ottobre 2017

Un leader senza coalizione

Ora c'è chi cerca a tutti i costi una coalizione dopo aver voluto, a tutti i costi, distruggere il suo stesso partito e la sua stessa coalizione...  Con voto di fiducia incluso, prendere o lasciare, per una legge elettorale basata sulle coalizioni. Ma non se ne rendeva conto?

29 ottobre 2017

Sulla festa di Halloween




La globalizzazione assomiglia ad una costante minaccia di colonizzazione.
Dell'industria culturale anglo-americana.
Chi ha paura dell'invasione da parte delle culture "altre" farebbe bene a riflettere su dove si producono mode, sub-culture, letterature, cinema e musica che i nostri giovani assimilano senza neanche ragionarci sopra.
Anche i politici italiani tentano di apparire più moderni ed efficienti usando l'inglese, declinato peraltro nelle forme improprie dell'ultimo e incolto gergo politichese, e non azzeccano un accento o un congiuntivo della lingua italiana.
Imminente è l'arrivo di Halloween, una festa che il sistema neo-coloniale ha innalzato, anche da noi, a nuovo ridicolo rito di massa...
Riproduco qui sotto la testimonianza di Andrea Camilleri su una delle nostre tradizioni smarrite:
"Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.
Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire"
Andrea Camilleri

24 ottobre 2017

Io sono Anna Frank



La memoria della piccola Anna Frank insultata da razzisti 




Io sono Anna Frank.
Io sono ebreo.
Io sono musulmano in terra cristiana.
Io sono cristiano in terra islamica.
Io sono nero. 
Io sono straniero.
Io sono emigrato.
Io sono povero.
Io sono "vu cumprà".
Io sono gay.
Io sono ateo.
Io sono diverso.
Io sono una minoranza.
Io sono umano.

19 ottobre 2017

Ha capito tutto lui...


C'è chi attacca il governatore della Banca d'Italia dopo esserci andato d'amore e d'accordo, per tre anni, quando era al governo.
Perchè ci andava d'accordo prima e ora no?
Un giorno contro il populismo, un giorno no?

E' lo stesso ex-premier, duole dirlo, che ha eliminato i leader più colti e preparati, giovani o vecchi che fossero, del suo stesso partito ridotto oggi a una sezione di volenterosi che si arrampicano sugli specchi o costretti a essere sempre più yes-man impossibilitati a esercitare il benchè minimo diritto di critica al segretario.
Solo Berlusconi è felice del suo operato (e pronto a un nuovo grottesco patto del Nazareno)...
Ora si sta preparando con il suo neo-partito di centro-nulla, abolita come lui voleva la Sinistra e cancellata l'intera cultura del movimento operaio, a consegnare l'Italia alle destre.

Non avrei mai pensato di dover difendere da un partito che dovrebbe essere punto di riferimento democratico improntato a una cultura liberale e aperta, il mandato costituzionale che i nostri genitori, combattenti per la libertà d'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione tedesca, ci affidarono 70 anni fa.

I continui attacchi al Movimento 5 Stelle, un partito che non si è mai macchiato di violenze, e la crisi molto probabile che il movimento di Grillo potrebbe subire in seguito agli attacchi concentrici di tutti i media, condurranno ad un incremento dei movimenti di estrema destra come Casa Pound e Forza Nuova già pronti a intercettare il voto di protesta di molti italiani.
Chi oggi lavora, facendo come sempre finta di niente, a questo disegno infame, si dovrà assumere la responsabilità di aver favorito l'ingresso di forze neofasciste nel futuro parlamento.

L'ex-premier è soddisfatto della distruzione di tutti i suoi "rivali" di partito. 
L'ultimo ad aver subito le sue esternazioni è proprio Gentiloni che avrebbe preferito un diverso epilogo del suo fine-mandato.
Si sta mandando in macerie l'intero impianto democratico del Paese e la credibilità delle istituzioni.

Una società democratica ha bisogno di tutti noi e della nostra partecipazione, non di un ex-premier che ama il gioco d'azzardo...

16 ottobre 2017

Gentiloni di ieri e di oggi...


Gentiloni di ieri e di oggi...
1913. Il cosiddetto "patto Gentiloni" fu un accordo tra i liberali di Giovanni Giolitti e l'Unione Elettorale Cattolica Italiana (UECI), presieduta dal conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, in vista delle elezioni politiche italiane del 1913.
Con l'allargamento del diritto di voto e la legge elettorale basata sull'uninominale si voleva evitare che vincessero i socialisti.
Il Patto svendeva la cultura liberale e laica al fine di avere il voto dei cattolici, in funzione antisocialista, in ogni seggio.
I sette punti d'impegno, detti anche «Eptalogo», che ogni candidato doveva sottoscrivere, furono:
Difesa delle istituzioni statutarie e delle garanzie date dagli ordinamenti costituzionali alle libertà di coscienza e di associazione, e quindi opposizione anche ad ogni proposta di legge in odio alle congregazioni religiose e che comunque tenda a turbare la pace religiosa della Nazione;
Svolgimento della legislazione scolastica secondo il criterio che, col maggiore incremento alla scuola pubblica, non siano fatte condizioni che intralcino o screditino l'opera dell'insegnamento privato, fattore importante di diffusione e di elevazione della cultura nazionale;
Sottrarre ad ogni incertezza ed arbitrio e munire di forme giuridiche sincere e di garanzie pratiche, efficaci, il diritto dei padri di famiglia di avere pei propri figli una seria istruzione religiosa nelle scuole comunali;
Resistere ad ogni tentativo di indebolire l'unità della famiglia e quindi assoluta opposizione al divorzio;
Riconoscere gli effetti della rappresentanza nei Consigli dello Stato, diritto di parità alle organizzazioni economiche o sociali indipendentemente dai principii sociali o religiosi ai quali esse si ispirino;
Riforma graduale e continua degli ordinamenti tributari e degli istituti giuridici di giustizia nei rapporti sociali;
Appoggiare una politica che tenda a conservare e rinvigorire le forze economiche e morali del paese, volgendole a un progressivo incremento dell'influenza italiana nello sviluppo della civiltà internazionale.
Al di là di questi punti, peraltro segreti e mai resi alla stampa, il tacito accordo tra Giolitti e Gentiloni era finalizzato a impedire la vittoria dei socialisti.
Vi ricorda qualcosa?


Vincenzo Ottorino Gentiloni

26 settembre 2017

Ius culturae


E' di oggi la notizia che molti italiani, per beneficiare dei contributi previsti per i terremotati, hanno spostato la residenza ad Accumoli, a Norcia, ad Amatrice.

Di ieri è la notizia che i "baroni" dell'Università, per aggirare la norma che vieta ai figli di professori di essere assunti nella stessa Università dei padri, praticavano lo scambio delle assunzioni: tu assumi mio figlio a Bari, io assumo tuo figlio a Firenze.

Oggi a Milano decine di arresti, quasi sempre solo ai domiciliari, di politici corrotti e collusi con la ndrangheta in Lombardia: permessi per costruire supermercati in terreni non edificabili e centri commerciali in aree protette.

Dopo gli scandali del Mose a Venezia e dell'Expo di Milano, con la conferma di un'amministrazione politica che ruba al Nord come al Sud, non c'è stato giorno in cui non ci siano state evidenze di un sistema corruttivo che premia disonesti e mediocri e danneggia le forze vive del Paese.

I meritevoli, i competenti, i brillanti, tutti i lavoratori onesti in Italia sono categorie costrette a sopravvivere con stipendi da fame, o spinte ad andare all'estero per trovare maggiore fortuna e, soprattutto, meno disonestà e corruzione.

Io credo che la cittadinanza per ius culturae andrebbe valutata: non per i migranti, ma per i corrotti che non sono degni della cittadinanza italiana.


11 settembre 2017

Lettera

Con quale faccia si può sostenere che "era consenziente" quanto porti la divisa e rappresenti l'Arma e l'Italia, e stai infangando Firenze e l'Italia, e stai infangando la tua famiglia e la nostra Storia perchè hai lasciato a casa una moglie e una figlia che pensavano tu fossi un marito e un padre. Con quale faccia ti presenterai a loro, gli darai la buonanotte, parlerai loro della vita e del futuro della vostra famiglia. Di quale vita parlerai quando non sei capace neanche di portare a casa e proteggere due ragazze che ti hanno chiesto aiuto, tu uomo in divisa, tu uomo che infanghi noi uomini, maschi veri, che siamo pronti a proteggere ragazze ubriache e a portarle a casa sane e salve. Perchè, parliamoci chiaro, vigliacco che non sei altro, non ci vuole molto a rispettare una donna che non beve, una donna che sa come difendersi, una donna che si accompagna ad un partner o una donna che non si ficca in situazioni di rischio. No, tu approfitti di una ragazza sola e ubriaca. Straniera. Dici che ci stava: e allora? Se una matta ti chiama e ci sta tu Carabiniere maschio presunto la stupri? E, se fosse vero che ci stava, perchè non avete "consumato" su un comodo letto in casa con l'affetto tipico di due amanti complici piuttosto che in un oscuro androne e in un ascensore? Sei come quelli che vanno a prostitute la sera e poi sono per la famiglia tradizionale e la domenica portano figlia e moglie a Messa. Papà mio, 47 anni orgogliosamente e onestamente puro nell'Arma dei Carabinieri, patriota e partigiano in Grecia, 100% senso del dovere tutta la vita, ti prenderebbe per primo a calci nel di dietro. Qui non si tratta di chiacchierare, come vedo, sui social. Tu non hai alcuna onorabilità perchè hai tradito la nostra civiltà di maschi, di italiani, di padri, di fratelli. Perchè se trovo una sorella, anche se pazza e ubriaca, è mio compito, orgoglio e piacere, lasciarla in pace o portarla a casa. Proteggerla e misurarmi in questo modo col mondo. Perchè maschio è questo coraggio e senso della misura che fa la civiltà maschile. E tu non sei neanche un grammo di civiltà...

6 settembre 2017

Se fossi Presidente del Consiglio...


Se fossi il Presidente del Consiglio mostrerei al mondo un video delle bellezze delle zone colpite dal terremoto di un anno fa: gli affreschi del '300 e del '400, le chiese romaniche, le pievi e le abbazie, i borghi incantati arroccati sui picchi appenninici, i castelli, le torri e le rocche, i boschi, i tesori della cultura religiosa e civile.
Mostrerei anche i pascoli, le colture agricole uniche al mondo, gli allevamenti e le produzioni di alta collina, la cucina d'eccellenza delle nostre genti.
Mostrerei con amore, competenza, passione e orgoglio, che cosa era quella zona di cui oggi resta solo polvere per terra, e chiamerei il mondo alla ricostruzione.
Parlerei al mondo dell'identità unica, dell'arte che va salvata, di un mondo che non si può perdere.
Il nostro mondo!
Inviterei tutti gli urbanisti, i geologi e gli architetti del mondo a presentare i loro progetti per ricostruire Arquata e Pescara del Tronto, Visso, Norcia, Amatrice, Castelluccio, Montegallo, Ussita, Accumoli, Castel Sant'Angelo sul Nera...
Bandirei un concorso per tutti gli architetti del mondo.
Viene pagato lo studio che vince il bando, gli altri vengono pagati solo con la ricaduta d'immagine internazionale di cui godranno.
In questo modo le spese saranno ridotte al minimo.
Stabilirei speciali relazioni con studi che hanno collaborato in Giappone, in Perù, in Cile, in California a forme di ricostruzione.
Chiederei a scuole e Università di sviluppare ricerche per la ricostruzione.
Inviterei gli italiani a dire la loro perchè una democrazia vive della partecipazione di tutti.
Chiederei alle autorità di favorire la partecipazione delle popolazioni, di facilitare l'ascolto delle opinioni di chi ama il nostro territorio, ci vive, ci lavora, di chi ci viaggia, di chi verrà a vivere all'interno delle nuove progettualità.
Chiederei un finanziamento speciale alla Banca mondiale e sostegno finanziario all'Unione europea.
Farei lo stesso con tutte le banche del mondo.
Farei mostre digital-video internazionali, a Roma, a Parigi, a New-York, a Mosca, a Hong Kong, di tutti i progetti di tutti gli studi del mondo e inviterei le più alte autorità e i più facoltosi cultori dell'arte, della natura e della cultura a sponsorizzare i nostri progetti.
Chiederei ad uno staff di docenti delle scuole e delle Università italiane, e di tutto il mondo, di presentare un dossier per promuovere i nostri borghi e tutti i Monti Sibillini a patrimonio UNESCO dell'umanità.
Promuoverei la riorganizzazione del territorio in un piano di sviluppo ambientale, economico e culturale del tutto eco-
sostenibile.
Organizzerei un convegno dove si possa decidere come ricostruire in un modo unico, sapiente, capace di inventare e di miscelare antico e nuovo in un nuovo sogno di bellezza.
La bellezza del nostro Paese.



Nella foto la rocca di Arquata del Tronto

18 agosto 2017

Le chiacchiere del bar... oggi...


In Italia ci sono parole che non si pronunciano più. 
Popolo è una di quelle parole. Il popolo italiano? Chi lo dice più? 
Anche nazione si usa raramente, molti italiani non si sentono parte di una nazione. 
Litigo tutti i giorni con tanti, troppi, italiani che dicono "l'Italia è un paese di merda"; io dico che l'Italia è fatta da noi italiani, ma vedo che per i miei interlocutori gli italiani sono sempre gli altri. 
Infatti dicono "gli italiani sono, gli italiani fanno", raramente usano il noi accettando una parte di responsabilità per i tanti scandali nazionali o per ciò che non funziona bene nel nostro Paese. 
In effetti per noi italiani sembra che la colpa sia sempre degli altri, cioè degli altri italiani.
Ma se ognuno crede di essere una brava persona e si convince che la colpa è degli altri, di chi è la colpa? 


Oppure, in politica, si sente dire spesso che saremmo un Paese fantastico se non ci fosse quel partito o quel politico che rovina tutto.
Sembra che sia sempre colpa dell'avversario politico, comunque di un altro italiano.
L'Italia va male per colpa di... 
L'avversario politico viene presto definito come un nemico, un imbecille, un gufo, un traditore, uno da rottamare, da distruggere. 
Quelli del PD odiano quelli del M5S come prima odiavano Berlusconi.
Per loro, da quando stanno al Governo, viviamo nella migliore Italia possibile. Chi critica è un gufo, un lamentoso appestato e basta.
I berlusconiani sono stati al governo decenni e hanno condotto il Paese alla deriva. Anche per loro, se non hanno fatto le buone riforme, è perchè gliel'hanno impedito.
E' da ridere perchè godevano di maggioranze schiaccianti.
Quelli del M5S odiano tutti e sostengono che nessuno sa governare salvo scoprire, quando sono loro ad amministrare, che un conto è dire e un conto è fare.
In realtà l'intero ceto politico soffre di una diffusa impreparazione, di una notevole improvvisazione, e la battaglia politica si impernia più sulla conquista del potere, con il corollario dell'odio per il nemico, che su contenuti ben studiati, autenticamente validi, trasparenti e sostenibili. 


Inoltre all'idea di stato e di nazione in Italia si è spesso sostituita l'idea di famiglia, di clan, di gruppo ristretto, di consorteria, di società segreta, di regione provincia e paese, di contrada e di vicolo, di individuo.
Se un politico dicesse "fate come vi pare" vincerebbe le elezioni.
Del resto ogni italiano, con la vaga infarinatura subculturale assimilata in fretta sui banchi di scuola, è convinto di essere un genio visto che è nato e cresciuto nella terra di Leonardo da Vinci, Dante, Galilei e Marconi.


Anche Patria, con la P maiuscola, è una parola che non si usa più, è stata regalata alla destra estrema, ai fascisti. 
La usa ancora qualche anziano partigiano; gente per bene, che ha combattuto i fascisti.
Non parliamo di feste nazionali unificanti: in Italia contano molto di più le feste rionali o paesane, spesso intitolate a santi di cui si conoscono a malapena le origini, del 25 aprile e del 2 giugno.
Vale più una Giostra dell'anello, una Cavalcata dell'Assunta, un Palio cavalleresco del 25 aprile, nostra festa nazionale.


Di chi è la colpa di questo fenomeno?
Come siamo arrivati a far scomparire l'idea dell'Italia nazione?
In quali eventi si è costruita la nostra identità unitaria e, all'opposto, si sono innalzate e poi approfondite le nostre divisioni?
Perchè siamo una nazione senza storia condivisa e, addirittura, senza neanche una memoria condivisa?
Perchè per molti italiani il Risorgimento è una balla?
Perchè per altrettanti la Resistenza è stato l'atto fondativo della nazione?
Perchè altri sono ancora fascisti nonostante il fascismo?
Quale svolgimento culturale e sociale permette di sentirci ancora italiani?
E quando ci sentiamo italiani proviamo orgoglio, disagio o vergogna? 
O indifferenza?
Che cosa ci rende simili agli altri popoli e così diversi da tutti?


La crisi delle ideologie negli anni 80 ha complicato queste risposte perchè ha abolito le domande.
A colpi di strutturalismo estremista e modaiolo e di morettiano "il dibattito no" sono state archiviate le filosofie, i sistemi di pensiero, i modelli etici di riferimento, i significati, la buona saggistica e la buona letteratura.
Alle certificazioni del "pensiero debole" di Vattimo con la presunta crisi delle ideologie si è sovrapposta e diffusa una società liquida senza progetti, sono comparsi partiti liquidi, leader politici che puntano sull'immagine e sulle chiacchiere, chiacchiere che oggi chiamano storytelling.
Alle competenze certificate e verificate si sono sostituiti i titoli di studio inconsistenti dei ministri e dei sottosegretari con la mediocrità generalizzata eretta a sistema.
Le leggi ben fatte sono state sostituite da parole in lingua inglese per travestire la pochezza delle idee con slogan che fanno effetto sull'elettorato.
Oggi i politici italiani parlano tutti inglese anche se effettivamente non conoscono un'h della lingua inglese e fanno brutte figure in tutto il mondo.  


Con la scusa di criticare o abolire le ideologie sono state cancellate anche le idee.
Serve riaffermare la bellezza dello studio, della conoscenza e delle idee.

Serve un percorso culturale che permetta di capire se, come e quando, potremo sentirci una nazione, un popolo, e soprattutto, se ne abbiamo ancora voglia.

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PAOLO GIUNTA LA SPADA 

La torre di Pisa, straordinario simbolo di un'Italia del passato

4 agosto 2017

Con gli occhi dei miei studenti


Nasce il progetto Con gli occhi dei miei studenti.
Ho centinaia di ex-studenti in ogni parte del mondo, compresa l'Italia naturalmente.
Chiedo a tutti di farmi un gran regalo: raccontare il luogo in cui hanno vissuto quando ero io il loro insegnante, in Africa, in Medio Oriente, in Centro America, ovunque io sia stato a parlare con loro perchè, in una determinata epoca, ero io il loro insegnante.


Ai miei ex-studenti.
Potrete raccontare il luogo dove vivevamo, le storie che non mi avete mai raccontato, quello che hanno visto i vostri occhi in quel periodo.


Sarà un libro scritto da voi insieme a me, vi chiedo di parlare soprattutto della città dove vivevate, della vostra identità che io so essere la più varia e diversificata visto che ho avuto allievi di ogni continente, lingua e religione.
A tutti ho cercato di insegnare l'italiano, di raccontare il mio Paese, l'Italia, e di farvi comprendere la storia del mondo e tutte le sue meravigliose identità.
Tutti mi avete insegnato la vostra storia e io da voi ho sempre imparato.
Per questo progetto ci scriveremo, vi darò le modalità di partecipazione a questo progetto, i due o tre punti su cui focalizzare la vostra attenzione, abbiamo tempo.
Ci vedremo, anche. 
Mi piacerebbe venirvi a trovare ovunque voi siate.
Per ricostruire il senso di un mestiere, e di una comunità, a cui ho dato tutta la mia vita e tutti i sorrisi che servivano ogni giorno.
So che mi avete ripagato con gli interessi, con i vostri più giovani sorrisi, il vostro affetto strepitoso, la vostra riconoscenza.

So che non mi deluderete neanche questa volta e so che insieme scriveremo un racconto straordinario, una sorta di racconto del mondo...
Grazie!

Paolo Giunta La Spada

26 luglio 2017

Gli interessi degli italiani...

C'è una vecchia idea che ancora circola e fa danni.
L'idea è quella che, per risolvere i problemi italiani, serve più Europa in Italia.
E' una bella idea che fa parte di quella cultura utopistica per cui le nazioni, con il loro corredo di nazionalismo, si sarebbero disfatte e sarebbero sorti d'incanto gli Stati Uniti d'Europa.
Non è stato così.
Oggi scopriamo che l'Europa non è una casa comune per costruire la democrazia, ma un luogo dove vale la legge del più forte.
Che fa l'Italia davanti a tale verità?
Per anni, nell'epoca berlusconiana, abbiamo inviato in Europa parlamentari come Iva Zanicchi, incapaci di parlare le lingue straniere, totalmente digiuni di storia e geopolitica, a ingrassare di stipendi immeritati.
Poi, nell'epoca montiana, siamo stati sottoposti ad una serie di diktat: "ce lo chiede l'Europa" sentivamo ogni giorno, e giù tasse...
Infine, nell'epoca renziano-gentiloniana, siamo tornati alla pericolosa illusione che ai problemi italiani possa pensarci l'Europa.
Non è così.
L'idea, abnorme, che gli interessi nazionali possano essere "sciolti" in un presunto quadro europeo, con l'Europa panacea di tutti i mali, è del tutto errata perchè l'Unione europea non è garante di diritti.
La distruzione di Gheddafi in Libia, voluta da francesi e britannici, e la crisi dei migranti, lo dimostra in modo inequivocabile: prevalgono le politiche di potenza e i gretti egoismi nazionali.
Al limite nell'Unione europea viene realizzata l'idea di un mercato unico che fa gli interessi dei più forti e, in fondo, del grande capitale finanziario.
Oggi l'Europa rappresenta un neoliberismo rapace che sta riducendo sempre di più gli spazi delle nostre libertà e sovranità popolari.
Abbiamo bisogno di affrancarci dalle politiche europee quando tali politiche sono ingiuste, sbagliate, dannose, anti-democratiche.
La sovranità popolare, oggi, passa per uno stato democratico autorevole che sa come far valere gli interessi nazionali.
Perchè attraverso gli interessi nazionali lo stato democratico fa rispettare le libertà e i diritti del suo popolo, anche dei ceti sociali più svantaggiati, e realizza la sua sovranità costituzionale.
Il nostro Governo non è capace di politica estera indipendente e autorevole.
Di fatto, con l'insipienza, consegna l'Italia alle Destre. 
Visto che l'elettore, non vedendo differenze, finisce per votare gli originali di destra e non gli imitatori.
E' indegno, per chi ha a cuore il progresso democratico dell'Italia, eseguire ordini decisi fuori d'Italia pur di mantenersi alla guida del Paese.
E' inaccettabile che la nostra politica estera sia così inconsistente.



13 luglio 2017

10 luglio 2017

E ora che novità ci aspetta?

Da Tangentopoli in poi, in Italia, non si sente altro che di politici in vena di cambiare l'Italia. 
Il primo è stato Berlusconi: promise un milione di posti di lavoro, grandi riforme, rivoluzioni liberali, in realtà il suo unico interesse erano gli affari di famiglia.
Poi altri protagonisti hanno parlato di un'Italia nuova tra rottamazioni e referendum epocali.
Chi prometteva un milione di posti di lavoro è stato condannato per una evasione fiscale miliardaria, chi prometteva di lasciare la politica dopo il 4 dicembre è ancora lì, con l'ennesima camicia bianca televisiva, sempre più sudaticcia, e i pantaloni sempre un po' più corti, che fanno tendenza... 
Il Nuovo è stato impersonato da Berlusconi prima e da Renzi poi, e gli italiani hanno spesso sognato altri inizi, e altre novità, anche con la Lega, con Bossi junior detto il Trota con laurea falsa in Albania, o col Movimento 5 Stelle e il suo comitato centrale, d'accordo col capo o ti caccio.
Il nostro sistema è vorace, macina tutti, ingoia tutto, tutto travolge, le mode si consumano in fretta.
Tra un girotondo e l'altro se n'andò D'Alema, ma  Moretti mai ci spiegò con chi l'avrebbe sostituito.
Vero, finite le novità anche gli intellettuali e i cineasti non sanno più che dire.
Dove sono?
Stanno a guardare.
Del resto anche Moretti faceva il "nuovo regista"...
L'Italia insegue sempre il giovanilistico e futuristico mito del Nuovo che avanza.
Da Marinetti e D'Annunzio in poi, ha sempre coltivato il mito del nuovo inizio. 
E sappiamo con quali catastrofici risultati...
A destra, al centro, a sinistra.
Uno può dire anche banalità: l'importante è che siano novità. 
Con la crisi delle ideologie è entrata in crisi anche la fabbrica delle idee, lo studio, il dovere, la fatica e l'etica.
Mai che venisse in testa a qualcuno che vanno rilanciati gli studi, le scuole, le Università, le cose serie di un'Italia che vuole lavorare senza racconta-balle tra i piedi.
Con la società liquida i partiti sono diventati liquidi, veri e propri centri di raccolta di "uomini nuovi" e soprattutto molto paludosi...
Sento spesso i politici del nostro Paese, dicono: "ci vuole uno scatto".
Infatti, dico io, perchè non ve ne andate a casa vostra di corsa e lasciate l'Italia a chi lavora?
Ma che scatto dovrebbero offrire i lavoratori che già corrono a perdifiato ogni mattina fino a sera?
Di quale scatto parlate che non riuscite a ricostruire 4 case per i terremotati?
Con la seconda Repubblica si parla di novità, flessibilità, innovazione, ma i politici il vitalizio loro non lo riducono mai, lo lasciano sempre uguale, alla faccia delle novità.
Con lo "scatto" va di moda il restyling e lo story-telling: vi fregano sempre di più, ma in inglese, inoltre cambiano nome in continuazione e cambiano anche le favole che vi raccontano...
La realtà è che cambiano nome e storie per non cambiare mai l'Italia...
Nuovo era Berlusconi, nuovo era Monti. Nuovissimo era Renzi. 
E ora che novità ci aspetta, tra un taglio e l'altro, una strada che salta, un ponte che crolla, uno stipendio che si abbassa?
Quali favole si inventeranno? 




4 luglio 2017

Deportazioni...

Come sempre in Italia abbiamo molti spettatori.
Dell'emigrazione non si parla. 
Ognuno ha paura delle censure dell'altro.
Pessimo segno per una democrazia.
L'Italia non è mai uscita da un clima anti-democratico che vede nell'avversario politico un nemico da abbattere.
Se credessimo tutti nella libertà e nella democrazia ci asterremmo da giudizi tipici di sub-culture ignoranti, o arroganti. 
Ci aspettano sfide culturali, economiche, politiche, civili in cui serve confronto, dialogo, civiltà, educazione, educazione alla pace. 
Ci serve comunione di obiettivi: fare del nostro Paese, comunque la si pensi, una nazione libera, indipendente, democratica; dove tutti, anche nella diversità delle idee, ci prendiamo le nostre responsabilità e contribuiamo attivamente a vivere in un luogo di cui essere orgogliosi.

La prima cosa che non sopporto è quando si mischia il tema dell'emigrazione all'argomento del razzismo.

Il razzismo è negazione del Vangelo e anti-cristiano, è anti-storico, è anti-scientifico.
Il razzismo è dis-umano.
Nella nostra storia, ci ha condotto alle leggi razziali, alle persecuzioni e alle deportazioni, alla guerra, alla sconfitta, al disonore.

La civiltà, invece, è rispetto di ogni identità e libertà. Sempre.

L'emigrazione col razzismo c'entra poco o nulla.
Mischiare i problemi dell'emigrazione o della sicurezza con ideologie razziste è tipico degli estremisti di destra, dei fascisti di ogni epoca.

Ma l'errore lo fa anche la Sinistra quando mischia i problemi: una cosa è essere antirazzisti, altro è pensare di accogliere chiunque, sempre e comunque.
Non è possibile accogliere chiunque.
E' demagogia.

Non è possibile integrare chiunque.
Non ne abbiamo i mezzi e le capacità.
Inoltre non tutti vogliono integrarsi e rispettare i valori di una democrazia liberale.
Io voglio vivere in una società liberale e democratica.
Non permetterò mai che si torni indietro sui diritti di una società che voglio laica nei suoi fondamenti.
Quando si accetta di coprire il corpo di una donna con il burkini, per esempio, si fa un passo indietro sui diritti.
Non mi piacciono i divieti, mi piacciono le libertà civili. 

Voglio un approccio laico anche al problema dell'integrazione. Non è possibile che il Papa, anche questo splendido Papa Francesco, possa decidere quello che compete allo stato (così come lo stato non può decidere ciò che riguarda i dogmi di una religione).

Sull'argomento ci serve una posizione unitaria. L'Italia ha salvato molte vite umane e dobbiamo esserne orgogliosi, ma l'accoglienza deve funzionare in forme socialmente accettabili e ordinate, e con modalità che non possano consentire i guadagni delle mafie sugli immigrati.
C'è troppa gente che specula su di loro e l'immigrazione assomiglia troppo spesso a una deportazione.
Gli emigrati hanno diritto a risposte che non possono essere nè i muri, nè i confini blindati, ma neanche la faciloneria di chi non sa organizzare risposte politiche e fa finta di non vedere tutte le atroci conseguenze di una deportazione di massa.




Nairobi, Kenya, luglio 2013

26 giugno 2017

PD e dintorni. Come riuscire nell'impresa impossibile di riconsegnare l'Italia a Berlusconi...

Un leader che esordisce facendo fuori Enrico Letta con metodi da prepotente (dopo avere giurato "non governerò mai senza mandato elettorale")

Poi, con la scusa della rottamazione dei "dinosauri della politica", elimina tutto il dissenso e il confronto e si circonda del "giglio magico", di amici stretti e zerbini bassi

Promuove l'arroganza a nuova cifra, a vero e proprio codice, a metodo politico pseudo-vincente e definisce chiunque non sia d'accordo con lui un gufo, un anti-italiano, un vecchio che non capisce niente, un "Fassina chi"?...

Promuove un partito che non è capace di dibattito sulla cultura politica, nè di chiarezza sulle ideologie

Vuole un partito così liquido da assomigliare alla DC di una volta (e a Forza Italia del 1994) con una nuova casta di dirigenti accomunati da battuta pronta, immagine giovanile, arrivismo sfrenato e massima spregiudicatezza morale

Attacca la politica e i politici, ma in realtà finisce per danneggiare la democrazia, la nostra democrazia

Dirige un partito così irresponsabilmente ignorante e facilone, da un punto di vista storico, da avere una corrente che si chiama Giovani Turchi senza considerare che i Giovani Turchi furono i massimi responsabili, durante la prima guerra mondiale, del genocidio del popolo armeno

Si colloca a Sinistra, ma fa una politica di Destra, alleato di Confindustria e grandi banche

Non ha una politica estera al di là della fondamentale subordinazione ai poteri delle grandi multinazionali (neanche italiane) e dell'essere amico di tutti (ma se sei amico di tutti non sei amico di nessuno)

Sull'emigrazione finge di non vedere i problemi che colpiscono prima di tutto gli emigrati stessi e, subito dopo, gli italiani dei quartieri più poveri sottoposti a criminalità e insicurezza sociale

Fa finta di non vedere i salari bassi dei lavoratori e impone una riforma che lascia la scuola povera, e senza risorse, un'autentica presa in giro

Disintegra il partito che dichiarava di saper condurre al successo

Riesce nella straordinaria impresa di resuscitare personaggi come Berlusconi (con cui governa per tutto il tempo) che erano seppelliti dai loro stessi scandali e fa riemergere tutto un sottobosco di nuovi alleati che hanno in comune l'essere di destra, l'immoralità, e i legami oscuri con vecchi e nuovi poteri mafiosi...




25 giugno 2017

Se l'Italia...

Se le banche venete fossero palermitane che direste?...

Se insultato in quanto italiano ( con insulto razzista) e ucciso il 5 luglio 2016 con colpo a tradimento dato da dietro, fosse un italiano in Nigeria (con il suo assassino nigeriano liberissimo dopo soli 10 mesi)...

Se Luca Lotti fosse di un partito all'opposizione?...

Se Ceriscioli fosse all'opposizione e l'Amministrazione 5 Stelle avesse consegnato 14 casette per 7.000 famiglie terremotate dopo ben 10 mesi?...

Se il Ministro dell'Istruzione senza laurea, e senza alcuna ortografia, fosse di un altro partito?...

Se gli accordi con Berlusconi  li facessero altri partiti o movimenti?...

Se dopo essere stati tutti d'alemiani, e poi bersaniani, e ora renziani, ci dicessero oggi che hanno ragione loro, ma sempre con chi conviene stare per avere uno spicchio di carriera (infame) e celebrità (venduta)...

Se studiassero un po' di più tutti invece di essere così ignoranti in geografia e storia (e anche filosofia e latino)...

Se quelli che hanno preso soldi per il terremoto senza ragione si sentono così furbi (e invece fanno veramente schifo)...


Se sapessero che stanno distruggendo un grande meraviglioso Paese che si chiama Italia...

Se sapessero anche che c'è un sacco di gente onesta in Italia?

2 aprile 2017

Ignoranza, viltà morale e acquiescenza al potere...




Nel 1949 George Orwell, l'indimenticabile autore di Omaggio alla Catalogna e de La fattoria degli animali, scrive 1984.

Il libro è un romanzo di fantapolitica che descrive un sistema politico finalizzato a controllare le azioni di ogni essere umano. 

Al vertice del potere c'è il Grande Fratello, figura misteriosa che incombe con i suoi ritratti in un'immaginaria Londra costretta a un pensiero unico. 

Le manipolazioni del potere giungono a imporre un dominio totale, al punto che il consenso nei confronti di chi comanda è diffuso e basato su quelle qualità che devono necessariamente essere coltivate per convincere tutti che il governo è il migliore possibile: l'ignoranza, la viltà morale, l'acquiescenza al potere.
Il Grande Fratello si avvale di solerti ministri e burocrati che impongono le direttive, convincono facilmente ingenui e ignoranti, e spiano le vite dei cittadini grazie all'uso di teleschermi accesi 24 ore su 24.

Winston Smith, il protagonista della storia, ha il compito di aggiornare i vecchi numeri del Times affinchè la Storia sia costantemente reinterpretata secondo le volontà e le nuove versioni del Partito.
Ma Winston crede nella possibilità di un mondo diverso, prova dei sentimenti, coltiva idee di libertà.

Viene arrestato e torturato; sottoposto a torture psichiche, oltre che fisiche.

La spia O'Brian che lo tortura gli spiega:
"Noi non distruggiamo l'eretico perchè ci resiste: fino a che ci resiste, ci guardiamo bene dal distruggerlo. Noi lo convertiamo, ci impossessiamo dei suoi pensieri interni (...), lo riportiamo al nostro fianco non solo apparentemente, ma nel senso più profondo e genuino, nel cuore e nell'anima. Ne facciamo uno dei nostri..." 

© RIPRODUZIONE RISERVATA PAOLO GIUNTA LA SPADA