Una volta, prima della crisi che travolse la prima Repubblica, c'era il cosiddetto "grande Partito Comunista".
Fondamentale per l'opposizione ai governi democristiani il PCI si trasformò, con il passar del tempo, in un partito che cercava di assomigliare ai partiti socialisti europei, anche se il legame con l'URSS rimase indissolubile fino al crollo definitivo dell'Unione Sovietica nel 1989.
Tutto fino all'estinzione, poi il "gioco" ricominciava.
Tutti questi partiti erano viziati da una più o meno marcata visione storicistica, spesso di stampo marxista leninista, a volte con un orientamento movimentista dettato dalle contingenze, o dalle mode e tendenze dell'epoca.
Quest'ultima convinzione è stata, almeno in parte, smentita dalle ricerche di Guido Crainz negli archivi storici dell'Istituto Gramsci, ricerche dalle quali appare che il tema dei finanziamenti occulti al Partito creava diffuse occasioni di costante corruzione.
Il fallimento mondiale dei regimi comunisti, dittature incapaci di realizzare il benchè minimo cambiamento vagheggiato nella filosofia politica, nella teoria e nella propaganda, si è accompagnato all'incapacità della Sinistra di darsi una nuova identità liberale e democratica.
Anche molto recentemente il magistrato Ingroia, e, qualche anno fa, i Bertinotti e i Diliberto, hanno dato dimostrazione di come sia fallimentare mantenere le forze dell'opposizione ancorate a ideologie superate dalla Storia e ampiamente fallite.
non solo il passato di un fascismo che si tenta vergognosamente e scandalosamente di riabilitare, ma tutti i "passati":
quelli del riciclo post seconda guerra mondiale dei fascisti nel PCI, quelli dei finanziamenti URSS al PCI da Stalin al 1989, quello delle connivenze del PCI e suoi derivati più recenti con le tangentopoli dei tempi moderni.
Il vuoto politico, di questa politica, accresce il continuo deteriorarsi della nostra democrazia.
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PAOLO GIUNTA LA SPADA