Si discute: la Resistenza civile è stata più o meno importante della Resistenza armata?
La Resistenza civile rimane tuttora un fenomeno poco indagato che meriterebbe più attenzione, più studio, più considerazione.
Ne sono a maggior ragione convinto io che ho l'onore di far parte dell'Associazione storica Casa della Memoria di Servigliano.
In effetti le celebrazione di stampo militarista offuscano spesso il ruolo determinante di chi la Resistenza l'ha fatta senza armi, sfidando fascisti e truppe tedesche, infischiandosene di bandi di fucilazione e rastrellamenti.
Decine di migliaia di italiani ospitarono ex-prigionieri inglesi e americani ed ebrei italiani.
Milioni di italiani fecero Resistenza dando soccorso a chi ne aveva bisogno e appoggiando i patrioti combattenti sulle montagne.
Altri amici soppesano il ruolo avuto dalle armate straniere nella Liberazione.
Pochi sanno che furono i polacchi a morire più di tutti gli altri per liberare l'Italia.
In tanti ci si chiude con la propria personalissima visione del mondo e delle cose.
A tutti sfugge che ogni analisi e ricerca andrebbe riportata in un mosaico di crescita civile collettiva, ma questo mosaico non c'è, non c'è l'orditura di una trama che oggi, a 70 anni dalla Liberazione, sarebbe necessaria.
Infatti, non può sfuggire che, nonostante i 70 anni passati, gli ideali liberali e democratici alla base della Liberazione si siano appannati e siano coltivati come valori residuali, nostalgie di un mondo che non c'è più.
Di un mondo che se ne andrà con la scomparsa degli ultimi patrioti, degli ultimi testimoni e protagonisti di un'epoca.
Le giovani generazioni seguono spesso, troppo spesso, fanatismi e razzismi.
Peggio: coltivano il disimpegno, l'apatia.
Scelgono la volgarità dell'ignoranza.
La colpa non è solo loro o delle loro famiglie travolte dalla crisi economica e morale.
La colpa è anche di una scuola che non insegna il Novecento fino al 2015, o che, se lo fa, lo fa a slogan, a omissioni, in un sistema scolastico che è antiquato e che rischia di essere peggiorato da nuovi tagli contrabbandati come riforme.
La colpa è di una società che tutta intera ha perso il senso della responsabilità civile con intellettuali travolti da un mondo televisivo dove si va solo per presentare l'ultimo film, l'ultimo libro.
La colpa è di una politica capace di chiacchiere che non sa offrire esempi e modelli.
Una politica che, nell'Europa liberata 70 anni fa, è sempre meno democratica e sempre più legata a visioni centralistiche caratterizzate dagli interessi dei grandi gruppi finanziari.
Una politica frettolosa fatta di twitter e di annunci, di battute con cui si liquida ogni dibattito, di tendenze sempre più legate a visioni personalistiche che ripropongono dittature in salsa pseudo-moderna.
Buon 25 aprile a tutti!