C’era una volta il Paese dell’Odio.
Questo Paese, dall’antico passato tanto illustre quanto
decaduto, era famoso tra i suoi vicini perché
gli abitanti, e soprattutto gli alti dignitari di corte, eccellevano nell’attività
del chiacchierare.
Per chiacchierare, nel Paese dell’Odio, non si intendeva la
semplice chiacchiera piacevole che si fa tra amici dopo un caffè, un tramonto
in campagna o un buon bicchiere, ma si intendeva il parlar male dell’altro.
Nel volgere di pochi anni la situazione nel Paese dell’Odio
era diventata sempre più difficile perché tutti si lamentavano di qualcosa, ma
nessuno si adoperava per migliorare la situazione. Proprio nessuno, no. Alcuni,
molto bravi, si impegnavano e faticavano per risolvere problemi, trovare
soluzioni, migliorare la vita di tutti, ma proprio per questo erano visti con
odio dai dignitari di corte e dai loro pigri e incompetenti seguaci che
dicevano sempre: “perché quello pulisce la strada? Perché quello fa
volontariato? Perché quello è così buono e gentile? Sicuramente nasconde
qualcosa!”
Gli abitanti del Paese dell’Odio, insomma, credevano nella
logica del “tanto peggio, tanto meglio” e, quando un nuovo governante onesto e
avveduto tentava di migliorare le cose per il bene di tutti, lo apostrofavano
con insulti di ogni genere e lo calunniavano.
Questi strani abitanti avevano anche un motto che più o meno
suonava come “mai prendersi la responsabilità di alcuna cosa, criticare è
sempre meglio!”
All’ingresso del Paese dell’Odio c’era un cartello che
diceva: “chi fa sbaglia sempre, chi chiacchiera ha sempre ragione!”
Anche questo motto era alla base della vita degli abitanti
che, infatti, alle elezioni votavano sempre i chiacchieroni bugiardi, gli
incapaci, gli strilloni ignoranti e i dignitari di corte che predicavano odio.
Nel Paese ognuno litigava con l’altro, e tutti erano d’accordo
su una sola cosa: impedire che qualcuno operasse per il bene collettivo perché
nel Paese dell’Odio si era adottato il nichilismo come filosofia di vita.
Non che non si andasse in chiesa, anzi le chiese erano piene
la domenica, ma ci si andava più che altro perché un’altra caratteristica del
Paese dell’Odio è che tutti volevano apparire normali, e questo lo fanno ancor oggi a
tutti i costi e tra di loro si chiamano "brava gente".
Così, oltre a farsi vedere in chiesa la domenica, gli abitanti del Paese dell’Odio postavano su Facebook foto di vite meravigliose sempre con il costante obiettivo di apparire normali e, soprattutto, apparire sorridenti e felici.
Questo permetteva agli abitanti di riempire il vuoto e il
marcio delle loro esistenze e di continuare a vivere di segreti, sotterfugi,
mediocrità e opportunismo.
Una leggenda racconta comunque che un giorno, tra una
litigata e l’altra, una tempesta distrusse il Paese dell’Odio, ma gli abitanti
erano così intenti a parlar male che non si accorsero di nulla.
Paolo Giunta La Spada
Per Italy & World