27 settembre 2012

Nairobi half life

Nairobi Half Life è un film interessante. Spero che giri in tutta l’Africa e nel mondo, e arrivi presto anche in Italia.
La storia è semplice: un ragazzo appassionato di teatro vuole fare l’attore, così lascia il villaggio, dove il padre si ubriaca ogni sera e, deciso a mostrare il suo talento, parte per Nairobi.
Scopre che non é semplice sopravvivere nella grande città e il suo sogno diventa presto un incubo. Costretto dagli eventi entra in una gang di periferia, ma non smette di coltivare il sogno di fare l’attore di teatro: così vive mezza vita come gangster, e mezza vita come aspirante attore.
Il seguito lo vedrete al cinema.
Il film è bello e carico di adrenalina. La sceneggiatura ha avuto il contributo di Billy Kahora, che si è distinto nel 2010 all’International Film Festival di Rotterdam per il film Soul Boy, un’altra opera che “scava” nel dilemma dell’identità africana in continua mutazione. Ci ha lavorato Serah Mwihaki che è passata dal lavoro di attrice a quello di sceneggiatrice. La direzione è di David “Tosh” Gitonga, (All that way for love, 2011).
Regia, sceneggiatura e montaggio sono sapienti e ben governati. La colonna sonora è bellissima. Tra gli attori ci sono molti ragazzi di strada che recitano sè stessi. La lingua, con i sottotitoli in inglese, è uno swahili da slum difficilissimo da capire anche per i keniani.
Il racconto è a tinte forti, con tutti i colori, gli odori, i sapori e i suoni della capitale del Kenya: i quartieri periferici, il traffico, le grandi e caotiche stazioni degli autobus extraurbani, i vicoli degli slums che sono “terre di nessuno”, i caffè dove si incontrano ladri e giovanissime prostitute, le abitazioni ridotte a rifugio per chi fugge e si nasconde, o a luoghi di vizio e perversione.
Il film mostra la condizione di povertà ed estrema precarietà degli abitanti di Nairobi col punto di vista del giovane ingenuo che viene dal villaggio di campagna come un novello Candide alle prime esperienze, ma lo fa senza retorica, anzi a tratti con felici spunti di agro umorismo.
Nairobi appare come una città in preda al crimine, al caos morale, al degrado sociale.
Della città percorsa ogni anno da migliaia di turisti ed abitata da migliaia di espatriati non appare traccia: niente shopping mall perfetti, niente marciapiedi puliti, niente ristoranti e quartieri alla moda, niente Karen Blixen Museum.
Compare solo la faccia miserabile e violenta di Nairobi, e sorprende che le autorità keniane abbiano permesso la proiezione del film anche perché l’immagine della Polizia che emerge è quella di uomini violenti, corrotti, d’accordo con le gang criminali, capaci di far sparire persone o insabbiare delitti senza alcun rispetto della legalità.
Ma, al di là di queste chiare scelte di campo che pescano anche troppo nello stereotipo della “Nairobbery”, il film rivela alla fine il suo carattere salvifico e liberatorio.
Lo fa con qualche lieve e inevitabile inciampo melodrammatico, ma mantiene fino alla fine ritmo alto, pulizia del racconto e registro espressivo elevato.
La denuncia sociale è importante, ma resta la cornice accessoria del film.
Il giovane protagonista, con la sua amabile testardaggine giovanile, mostra un soffio di poetica speranza all’interno del più cupo inferno metropolitano.
Il linguaggio urbano si trasforma in poesia sovversiva e struggente.
La metropoli africana straziata diventa teatro collettivo di redenzione.
Qualcuno potrebbe paragonare il film ad un’opera giovanile di Tarantino carica di azione.
E’ meglio di un’opera di Tarantino perché oltre al racconto carico d’azione e di atmosfere torbide c’è la visione di Nairobi che è molto meglio, per originalità e ricchezza del punto di vista, della solita New York.
Molto più credibili i personaggi di Mwas, Oti e Amina, tutti ben interpretati, che ogni giorno mostrano una delle infinite realtà africane che molti europei ignorano, o vogliono ignorare.
O tengono lontane.
Un film da vedere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

Qui sotto c'è il trailer, ma non è un gran che.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo film. Grazie

Edo ha detto...

Ieri a Junction poche persone a vederlo. Perchè lo fanno in questi posti e non negli slum?