17 marzo 2013

Il voto palese e il bene dell'Italia.


Dopo i moti liberali del 1848 Carlo Alberto concesse un nuovo statuto. L'articolo 63 recitava: "Le votazioni si fanno per alzata e seduta, per divisione e scrutinio segreto. Quest' ultimo mezzo sarà sempre impiegato per la votazione del complesso di una legge, e per ciò che concerne al personale." 
Nel Piemonte di allora lo statuto mise al riparo i parlamentari dalle prepotenze del re e della corte. Era la prima volta che un parlamentare poteva liberarsi degli ordini capricciosi e arbitrari del sovrano.
Il voto palese fu introdotto in Senato nel 1910 e più tardi esteso anche alla Camera da Mussolini. 
Il voto contro il duce garantiva di trovare i fascisti armati di bastoni sotto casa.
Dopo la guerra, la Resistenza e l'inizio della Repubblica, si pensò di reintrodurre il voto segreto nel quale si vedeva uno strumento essenziale di libertà e autodeterminazione al di fuori del controllo dei direttivi di partito.
Il primo a combattere il voto segreto fu Aldo Moro che ebbe a dichiarare esattamente quello che sostiene Grillo oggi, cioè  che lo scrutinio segreto tenderebbe "a sottrarre i deputati alla necessaria assunzione di responsabilità di fronte al corpo elettorale per quanto hanno sostenuto e deciso nell'esercizio del loro mandato." 
Pertanto sia il voto segreto, sia il voto palese non furono scritti nella carta costituzionale, ma il voto segreto divenne il sistema più usato per problemi pratici e soprattutto dopo l'avvento del conteggio elettronico. 
Si diffuse il caso dei "franchi tiratori", cioè il fenomeno del voto che i parlamentari esprimevano senza tenere in conto le direttive di partito.
Il fenomeno ebbe cause, natura e conseguenze differenziate. A volte si trattava di un voto legato alla collocazione geografica del parlamentare che non approvava un'opera pubblica ritenuta dannosa o inutile per il suo territorio di riferimento. 
A volte si trattava di vere e proprie forme di insubordinazione nei confronti del leader di partito.
Col tempo gli esecutivi lo individuarono come fattore di instabilità, ingovernabilità e mancata trasparenza e, nel 1988, si riaffermò con forza il sistema del voto palese, ma con alcune significative eccezioni come l'elezione dei presidenti di Camera, Senato e del Presidente della Repubblica.
Votazioni in cui si dovrebbe guardare, ancor più che in qualsiasi altro caso, al bene della nazione  e non al volere dei capi di partito.
Il caso di ieri:  il capo-partito Beppe Grillo ha invitato i parlamentari che hanno votato Grasso (per non far eleggere Schifani) a dimettersi dal M5S. 
Li ha definiti traditori.
Forse vuole un partito di burattini obbedienti.
Mi ricorda qualcuno. 

I&W


9 commenti:

Matteo B. ha detto...

Grillo vuole bloccare il Parlamento e andare a elezioni subito. Sa che lo sfascio delle istituzioni gli porta voti e per lui è quello che conta.

Max ha detto...

Tra eleggere Schifani per la seconda volta e Grasso meglio Grasso cento volte.
Bene hanno fatto a votarlo e chi se ne frega se a Grillo non va bene.
Perchè non lascia lui il M5S?

Maria Teresa Urbani ha detto...

Grillo può stare tranquillo.
Come lei ha giustamente detto, dal 1988 il voto è sempre palese, per esempio su tutte le leggi, comprese le finanziarie.
Non è palese se si vota sulle persona e stupisce l'ignoranza di Grillo che dovrebbe sapere che quando si vota sulle persone si vota secondo coscienza personale e non secondo un programma politico.
Anche perchè si deve guardare alla crdibilità della persona.
Stupisce che Grillo abbia ragionat come il più basso dei politicanti

Anonimo ha detto...

@mariateresa la posizione di Grillo non stupisce poiché è un politicante e perché di fondo è è un criptofascista che crede di risolvere i problemi con credere obbedire e combattere e armiamoci e partite.

Anonimo ha detto...

@mariateresa così Grillo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua natura autoritaria e violenta e la sua mentalità di politicante che da sempre ha frequentato le giuste anticamere, anche quando faceva il comico Rai. Si dimostra anche il limite oggettivo di una democrazia diretta che non funziona nè per scegliere gli uomini migliori né per gestire l'economia di una società complessa in crisi.

AnnaLisa ha detto...

Grillo sarebbe stato contento di Schifani presidente del Senato?
Poveri noi allora....
Dalle Stelle alle stalle......

alberto cappello ha detto...

Bravo Paolo, chiaro e sintetico. L'ultima stoccata al M5S mi trova ancora una volta poco entuasiasta. Anche perché poco fa Grillo ha spiegato meglio il suo punto di vista: "Il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso.
In gioco non c'è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S che dicono semplicemente questo: http://goo.gl/sW3QP" (www.beppegrillo.it)

paologls ha detto...

Ripeto: il voto ha mostrato una realtà complessa e difficile.
Eppure se il M5S lavora per un programma di forte cambiamento l'accordo col PD è possibile anche perchè, per fortuna, Bersani ha giustamente escluso qualsiasi accordo col massimo responsabile dello sfascio: Berlusconi.
D'altro canto dipenderà anche da Grillo se la ricerca di altre alleanze spingerà Bersani verso il peggio...
Per scongiurare alleanze indecenti ed evitare il salto nel buio tragico delle nuove elezioni c'è bisogno che i due grandi rivali, PD e M5S, dialoghino e costruiscano un accordo.
Certo non è neanche facile per Bersani dialogare con uno che lo insulta continuamente.
Il M5S deve raccogliere l'invito di Bersani, imporre/proporre i propri contenuti, sviluppare una sintesi di governo che consenta di far partire in sicurezza una legislatura di cambiamento.
I numeri ci sono.
La voglia di fare l'Italia che abbiamo sempre voluto anche.
Basta orticelli personali e velleitarismi.
Si governi.
Con i piedi ben piantati per terra e i sogni per bussola.

alberto cappello ha detto...

Nel commento ho dimenticato un "anche se" senza il quale sembra che la lode per la chiarezza e la sintesi passino in secondo piano. Quindi: "Bravo Paolo, chiaro e sintetico. Anche se l'ultima stoccata al ..."