10 marzo 2013

Oggi in Kenya. Seconda parte.

Sulla vittoria di Uhuru Kenyatta il Guardian di Londra scrive: "Kenyans wake up to news of Uhuru Kenyatta's victory on Saturday in a very close-run presidential election. The deputy prime minister prevailed by the slimmest of margins, winning 50.03% of the vote according to provisional figures. Despite the result, Kenyatta still faces charges of crimes against humanity at the International Criminal court at The Hague." 
A distanza di ore dalla proclamazione ufficiale non c'è altro commento. 

Se andate sul sito della CNN è anche peggio: 
http://edition.cnn.com/2013/03/09/world/africa/kenya-election-results/index.html 
Interessanti i commenti dei kenio-americani, che vi consiglio di leggere, indignati per la mancata informazione della CNN. 

I media inglesi e americani parlano del "più risicato margine", ma "dimenticano" di scrivere, alla faccia dell'obiettività dell'informazione, che Uhuru Kenyatta ha preso 832.887 voti più di Raila Odinga e 8 punti in più come percentuale. 

Nessuno dei media inglesi o americani scrive i risultati finali che vedono Uhuru con 6.173.433 voti e Raila con 5.340.546 voti. 
Il distacco è enorme e incontestabile. 

Si può ragionevolmente pensare che anche ad un eventuale ballottaggio la situazione non sarebbe mutata e Uhuru avrebbe vinto ancora. 

Andiamo ora al "risicato margine" relativo ai numeri necessari per essere eletti al primo turno senza ballottaggio. Per vincere al primo turno bisognava avere il 50% più uno dei voti. 
Uhuru ha avuto il 50% più 4110 voti. 
E' un margine sottile, ma le due informazioni vanno date insieme, l'una senza l'altra significa manipolare la lettura dell'evento. 

In "Out of Africa? Prima, seconda e terza parte" vi ho raccontato diffusamente dei problemi di queste elezioni keniane, delle accuse che gravano su Uhuru Kenyatta e William Ruto da parte della Corte Internazionale per i crimini contro l'umanità, delle polemiche tra Kenyatta e l'Ambasciata inglese che hanno rievocato, per chi è più anziano, quelle tra Jomo Kenyatta padre, tenuto in carcere dagli inglesi dal 1953 al 1961, e Londra.
Ci saranno sviluppi e conseguenze?
Le elezioni keniane si sono svolte pacificamente e, al di là del sistema elettronico, tutto ha funzionato ed è parso regolare non solo alle autorità keniane, ma anche ai numerosi  osservatori delle Nazioni Unite che hanno certificato la regolarità del voto.
L'atteggiamento di U.S.A. e U.K., ad elezioni finite, può essere "analizzato" per l'attenzione che i due Paesi danno allo schieramento filo-occidentale del Kenya e al timore di una autonomia politica maggiore nelle future scelte di Nairobi.

Le elezioni finite hanno fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo del lavoro.
Imprenditori e maestranze hanno smesso di lavorare per una settimana e, se non ci saranno disordini, il lavoro riprenderà lunedì 11 marzo.
Un eventuale ballottaggio avrebbe spinto il Paese verso un grave immobilismo economico.

Il candidato perdente, che per la terza volta viene sconfitto da un rivale di etnia Kikuyu, ha invitato alla pace e alla fraternità, ma ha accusato di errori e brogli fatti a suo danno come nel 2007 ed ha annunciato il ricorso alla Corte per contestare il risultato.

Oggi, a Bomas di Kenya, il Centro elettorale dove i risultati sopraggiungevano ed erano sottoposti al controllo e al vaglio finale, si è svolta una lunghissima cerimonia per la comunicazione dei risultati che è parsa una riuscita prova di democrazia, pace e unità nazionale.
Per tutto il giorno Nairobi è stata attraversata da cortei di folla vestita di rosso (il colore della coalizione Jubilee di Uhuru Kenyatta), ma molti keniani hanno conservato il vestito arancione della coalizione guidata da Raila Odinga.
Sebbene al mattino alcuni gruppi si siano fronteggiati negli slum di Nairobi, non si sono verificati incidenti di rilievo. 
Si spera che la notte passi in linea con l'atmosfera pacifica della giornata.



© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada
(Continua) 
Sullo stesso argomento leggi anche la Trilogia "Out of Africa?", prima, seconda e terza parte e "Oggi in Kenya. Prima parte.".
     

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Fa piacere sentire buone notizie, visto che noi qui ne abbiamo solo di cattive sulla nostra situazione politica.

paologls ha detto...

Le notizie possono essere buone o cattive: dipende dal punto di vista.
Il post, secondo me, porta informazioni e commenti utili per capire.
Il mio blog vuole rendere un servizio a chi vuole capire.
Ieri ho visto il TG1 delle 20.00 e sono rimasto orripilato dal fatto che non è stata dedicata neanche una nota d'agenzia alle elezioni in Kenya, uno dei più importanti paesi d'Africa.
Se invece ci fosse stato un fatto di sangue il Kenya sarebbe andato in prima pagina.
Inoltre le notizie che ho trovato su tutti gli altri giornali, compreso il Corriere della Sera di oggi, sono del tutto insufficienti a capire un grammo della realtà di questo splendido Paese.
Del resto in Italia si diventa giornalisti per le... "connections."
Un caro saluto
P

Russel ha detto...

Grazie Paolo.
Molto interessante

Camel senza filtro ha detto...

Insopportabile ingerenza inglese.
Gli inglesi promuovono guerre come hanno fatto in Irak, ma finchè il dittatore è d'accordo con loro non dicono niente e tutto va bene.

Maria Teresa Urbani ha detto...

Grazie.

Matteo B. ha detto...

Sono certo che USA e UK faranno marcia indietro.
Non c'è dubbio che le due rappresentanze abbiano puntato su Odinga, già protetto all'epoca dell'incriminazione della Corte Internazionale (fu accusato il suo braccio destro ma non lui), ma il risultato parla chiaro. Kenyatta ha vinto. Che poi abbia vinto grazie al voto tribale dei Kikuju e dei Kalenjin è un fatto, ma lo stesso si potrebbe dire del voto a sostegno di Odinga. Quello che dispiace è proprio il fatto che, nonostante le elezioni pacifiche e ben riuscite, il tribalismo e le divisioni rimangano intatte