Questo governo nasce da un tradimento e da un'occasione persa.
1) Il tradimento è quello che 101 rappresentanti del PD hanno perpetrato nei confronti di una linea politica molto chiara di non alleanza col PDL di Silvio Berlusconi.
La linea di demarcazione tra le due Italie passava, e passa, attraverso il PD, dentro il suo stesso corpo.
La linea di Bersani è stata sconfitta dai Renzi e dai D'Alema e il PD, prima o poi, si spaccherà.
La condizione per tenere unito il PD è che Bersani faccia finta di niente.
La linea vincente è stata quella di chi ha voluto il governo di "larghe intese" con il PDL di Silvio Berlusconi.
Chi meglio di Enrico Letta poteva rappresentare la nuova aspirazione a formare un governo?
Formatosi nella scuola democristiana, Enrico Letta è passato alla Margherita per poi approdare al "partito liquido" voluto da Veltroni: così "liquido" che non se ne sono mai riconosciuti i contorni e le linee guida, l'ideologia, la cultura.
Enrico Letta è stato, in passato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, lo stesso posto di lavoro occupato per molti anni dallo zio Gianni, alter ego di Berlusconi, grande mediatore e "tessitore" di accordi politici, personalità di rilievo decisamente più elevato dei vari ruffiani alla corte di Berlusconi.
Difficile pensare che, pur nella diversità delle posizioni politiche, non siano mancati consigli, informazioni, delucidazioni e suggerimenti, nonchè una vera e propria mano a costruire la rete comunicativa che ha permesso la formazione del nuovo governo.
Letta si è sforzato di dare al nuovo esecutivo una patina di modernità: più donne; più giovani; una dottoressa d'origine africana; un ministro degli esteri che sa parlare le lingue, arabo compreso, e che ha vissuto per molti anni, come me, al Cairo in Egitto.
Se si guarda ai ministeri chiave e non si considera il partito d'origine del presidente Letta, il governo sembra un connubio tra il PDL di Silvio Berlusconi e la Scelta Civica di Mario Monti.
E viene da scommettere che le politiche adottate saranno quelle care a queste due forze e ai 101 del PD che hanno voluto tale soluzione:
1) continuazione delle politiche di Mario Monti in campo finanziario
2) mantenimento dello status attuale di potere e privilegio di tutti i grandi gruppi industriali e finanziari (a partire, naturalmente, dal gruppo Berlusconi)
3) nessuna liberalizzazione del mondo radiotelevisivo e industriale
4) nessuna liberalizzazione delle professioni e dei mercati
5) impoverimento ulteriore del welfare e del sistema sanitario
6) indebolimento ulteriore della scuola pubblica abbandonata al degrado crescente
7) tentativo di riprendere la cementificazione selvaggia del Paese
8) tagli alla politica non commisurati alle necessità e alle attese del Paese
9) finanziamenti alle lobbies dei partiti travestiti da sostegno allo sviluppo
10) appoggio totale dei media al nuovo esecutivo
I tagli continueranno a colpire i ceti poveri italiani, a indebolire la classe media e i cittadini a reddito tassato, a disintegrare i servizi sociali già carenti nel nostro Paese.
Il governo dispone della totale compiacenza dei media e questo è un dato non trascurabile.
2) L'occasione (persa) l'aveva creata Bersani con l'offerta a Grillo di formare il nuovo governo.
Grillo non l'ha raccolta, ma l'uso del passato prossimo stona visto che ormai, a dispetto dei due mesi trascorsi, sembra parlare di un'epoca remota.
Grillo ha gettato al vento l'occasione di cambiamento che gli italiani gli avevano commissionato.
L'ha fatto per un calcolo politico (errato).
Il velleitarismo e l'estremismo parolaio del M5S hanno fatto il gioco della reazione.
La politica è anche gestione delle differenze, ma Grillo, temo anche per incultura personale, non è capace di capirlo.
E così, nonostante la vittoria del PD, primo partito alle elezioni, nonostante il grande successo del M5S, e nonostante il PDL abbia perso 7 milioni di voti rispetto alle precedenti politiche, assistiamo ad una riedizione di un governo simil-Berlusconi camuffato da una patina temo inconsistente di gelatina democratica.
L'Italia è uno strano Paese nel quale un Berlusconi qualsiasi, pur perdendo le elezioni, può determinare il governo della nazione.
Il sogno di un'Italia liberale e democratica resta ancora lontano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada
(Vedi anche post precedenti e scrivi il tuo commento)