8 ottobre 2015

10 cose che giornalisti e politici non dicono...

 10 cose che giornalisti e politici non dicono...


1) L'Italia è al 73° posto nel mondo per libertà di stampa. Infatti come attesta il 2015 Press Freedom Index: "The situation of journalists worsened dramatically in Italy in 2014, with a big surge in attacks on their property, especially cars. A total of 43 cases of physical aggression and 7 cases of arson attacks on homes and cars were reported during the first 10 months of 2014. Unjustified defamation suits also rose, from 84 in 2013 to 129 in the first 10 months of 2014. Elected public figures filed most of these lawsuits, which constitute a form of censorship".

2) L'Italia è oggi il Paese in Europa che ricorre di più al cosiddetto "voto di fiducia", cioè al voto del Parlamento per far passare una legge che il Governo vuole, ma senza discussione parlamentare.

ANNI
GOVERNO
LEGGI APPROVATE
VOTI DI FIDUCIA
%
1996-1998
Prodi I
463
42
9,07%
1998-1999
D'Alema I
201
4
1,99%
1999-2000
D'Alema II
75
1
1,33%
2000-2001
Amato II
167
0
0,00%
2001-2005
Berlusconi II
753
42
5,58%
2005-2006
Berlusconi III
153
23
15,03%
2006-2008
Prodi II
112
38
33,93%
2008-2011
Berlusconi VI
274
45
16,42%
2011-2013
Monti
113
51
45,13%
2013-2014
Letta
36
10
27,78%
-2014
Renzi
67
30
44,78%

Quello sopra, fonte L'Espresso-La Repubblica, è il quadro dei voti di fiducia dal 1996 ad oggi. Nel 2015 la situazione è peggiorata e siamo al 52%  di leggi approvate senza alcun emendamento, o così, o niente. 

3) I soldi per i servizi sociali destinati agli italiani sono drasticamente ridotti: meno scuola e meno sanità per tutti. Le chiamano riforme, ma sono tagli.  Giganteschi. Che mettono a rischio il diritto allo studio e alla salute dei cittadini...

4) La scuola è uno dei settori dove le bugie sono state più numerose e grandi. Nessuno dice che "durante la giornata mondiale dedicata agli insegnanti, la rete Eurydice ha pubblicato una raccolta di dati sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto europei, dal livello pre-primario a quello dell’istruzione secondaria superiore in 36 paesi europei dal titolo: "Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2014/2015".
Tra i dati della ricerca emerge che ad esempio un insegnante tedesco delle scuole secondarie superiori può arrivare a uno stipendio lordo massimo di 63 985 € all’anno, mentre un insegnante bulgaro dello stesso livello di istruzione arriva al massimo della sua carriera a guadagnare 6 626 € annui lordi. Gli insegnanti del Lussemburgo sono quelli che percepiscono gli stipendi lordi annui più alti arrivando a un massimo di 125 671 €. Gli insegnanti italiani, in generale, sono tra quelli che hanno uno scarto minore tra lo stipendio annuo lordo minimo e massimo. Un insegnante di liceo, per esempio, guadagna, a inizio carriera, 24 669 € e, a fine carriera, arriva al massimo a 38 745 €; mentre un insegnante francese inizia con uno stipendio di 25 228 € per arrivare poi a un massimo di 47 477 €". Lordi, s'intende. E al netto delle tasse diventano magrissimi...
In sostanza l'Italia è il Paese europeo che paga peggio gli insegnanti. E' evidente che, quando si paga pochissimo, i migliori se ne vanno. Gli altri rimangono, vivono le frustrazioni quotidiane, si portano la carta igienica da casa e sopperiscono con professionalità alla carenza di mezzi e all'insipienza delle norme. 
A volte resistono eroicamente, e con la massima efficienza, in un mondo scolastico che quasi mai riconosce il loro valore...
5) Sul sito del PD è scomparso il programma elettorale del 2013, è scomparso il programma per la scuola che era completamente diverso dalla riforma che abbiamo visto. Questo non si chiama "promettere una cosa e farne un'altra"?

6) Il Sindaco Marino ha le sue colpe, ma sorprende che abbia tutti contro.
Viene il dubbio che non goda di appoggi politici da parte dei poteri forti, delle mafie, dei potentati locali, delle lobby partitiche, dei "palazzinari" romani che per anni hanno costruito tutto quello che volevano (e si vede come hanno ridotto l'antica Grande Bellezza).
Roma è invivibile, ed è ancora bellissima solo in centro e in pochissimi angoli residenziali. Per il resto, ha periferie tra le più brutte e trascurate d'Europa.


7) Non si può identificare chi dice la verità, o chi critica, con "un gufo", o con qualcuno che "non vuole cambiare", o con qualcuno che "non vuole il bene dell'Italia".
Gli italiani amano l'Italia, ma vogliono essere liberi di far emergere le verità, criticare, esprimere il dissenso.
La criminalizzazione di ogni tipo d'opposizione in questo Paese è un serio rischio per la democrazia.

8) Si afferma sempre di più un "partito della nazione" dove destra e sinistra convivono benissimo e c'è un unico programma:
"spartirsi la torta".
Lo dimostra il fatto che le istituzioni politiche hanno conservato tutti i loro privilegi mentre il Paese è chiamato a sacrifici gravissimi.

9) In politica estera continua la dipendenza italiana dall'asse franco-tedesco e da un'Europa che ci rappresenta sempre meno. 

10) In questi giorni si parla di bombardamenti in Irak.
Nessuno scrive che la civilissima e potente Germania, capacissima di badare alla sua indipendenza di giudizio politico, ha dichiarato di non partecipare ai bombardamenti.
Eppure hanno chiesto di partecipare anche al governo Merkel.
Noi, invece, per mero servilismo, ci stiamo apprestando a partecipare a scelte e a politiche che non rientrano nei nostri interessi nazionali, nè corrispondono al nostro dettato costituzionale.



Scritto di getto in pochissimi minuti. Se ci sono errori, mi scuserete...



9 commenti:

AnnaLisa ha detto...

Molte cose in effetti non le sapevo, per esempio il 73esimo posto nel ranking della libertà di stampa. I gionalisti veri al Sud subiscono attentati e violenze e lo stato non è capace di proteggerli. Che vergogna

Alex ha detto...

Concordo soprattutto sulla criminalizzazione dell'opposizione, che io però chiamerei derisione continua. Io non sono dei 5 stelle ma mi chiedo come mi guarderebbero sul lavoro se lo fossi. Das me sono tutti del Pd, partito che quasi sempre ho votato, ma ora da quando Renzi è al governo a sentirli sembra che capiscano tutto loro e non li reggo più.

Russel ha detto...

Amarissimo. Verissimo....

Ada ha detto...

Nessuno vuole che torni la banda bunga bunga di Berlusconi, ma certo che pure quelli di adesso...

Stefano Parrettini ha detto...

Non credo che la partecipazione ai bombardamenti sia servilismo. Secondo me è la casta militare italiana che così evita i tagli in programma e continua ad autoriprodursi con lauti stipendi e prebende

Matteo B. ha detto...

E' un Paese, il nostro, trainato dal lavoro di tanta gente onesta e totalmente rovinato e derubato da mafia e politica insieme.
Un Paese conservatore che non capisce l'onestà e non la valorizzerà mai

Edoardo ha detto...

Pensavo esattamente (ma non ero capace di trovare le parole) quello che ho letto adesso
GRAZIE!

Massimo ha detto...

Sento "arietta" di regime, sempre meno libertà di stampa.
Se attacchi i legami tra politici e mafiosi resti solo.
In Italia quello che ti chiedono di avere non è onestà e competenza.
Ti chiedono di avere "appoggi politici"
E' un'aria di regime in cui la nazione rischia di rimanere soffocata smarrita perduta.
Italia bella e perduta

Giuseppe Maria Ficara ha detto...

Purtroppo sono dati poco diffusi ma le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e la crescente astensione elettorale ne è una traccia più che consistente. La riflessione critica però non è di questi tempi.
Quanto al peso internazionale dell'Italia (e in genere dei paesi europei mediterranei) credo che potrebbe crescere con uno schieramento politico e partitico sovranazionale, una sorta di "Ulivo" europeo che mettesse insieme Spagna, Italia, Grecia (escludo l'atlantico Portogallo per non rieditare l'offensivo acronimo dei "PIGS"), magari includendo anche la Croazia, in assenza dei Paesi adriatici che, non si sa perchè, pur così vicini a noi, non siano ancora Europa.
L'Ulivo è stata una coalizione che, unica, riuscì a contrapporsi alle politiche deregolatorie e iperliberiste che si sono susseguite in Italia negli ultimi decenni.
La scelta del nome di una pianta che cresce dappertutto nel Mediterraneo sarebbe ancora oggi fortemente evocativa di una politica alternativa a quella che privilegia invece un'Europa del Mare del Nord o Baltica, di cui la Francia, malgré-elle, si è trovata a far parte.
Per un Ulivo europeo transnazionale.