11 dicembre 2017

Fico Eataly World?


Un mese fa ha aperto a Bologna uno dei più grandi parchi sul tema delle produzioni agricole e alimentari. Si chiama Fabbrica Italiana COntadina, cioè FICO, è proprietà delle COOP e di Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly.
Disposta su 10 ettari di terreno e con quasi mille aziende rappresentate, direttamente o indirettamente, è la più recente impresa di Farinetti.
Fico Eataly World inizia in un'epoca in cui, almeno in Italia, si è spenta la moda di Eataly.
L'idea di Farinetti era quella di fidelizzare i clienti con gli assaggi, le degustazioni, più uno story-telling sulla bontà unica dei prodotti presenti sui banchi di vendita.
 Il successo di Eataly nel mondo è stato veloce e strepitoso, Giappone escluso; ma in Italia l'effetto novità sembra ormai tramontato e l'impresa sta vivendo le sue prime difficoltà.
Si intuisce che il nuovo centro commerciale FICO  dovrebbe essere, nelle intenzioni del suo principale proprietario, un contenitore traino di tutte le altre attività Eataly, una specie di capitale dell'impero di Oscar Farinetti.
100mila metri quadri di enogastronomia italiana e mille aziende rappresentate su dieci ettari possono destare interesse. 
Con 2000 cultivar, 200 animali e 40 fabbriche di produzione vegetale e animale FICO può essere trainante per il territorio in cui sorge e può influenzare anche tendenze di sviluppo nazionale come è già accaduto con i negozi di Eataly.   Ma le critiche fioccano: "FICO", probabilmente, non rappresenta la realtà della filiera "bassa" in agricoltura, nè i valori di un'agricoltura verde e sostenibile, finalizzata al benessere di tutti. 
Farinetti, inoltre, soffre della fama dell'imprenditore eccessivamente spregiudicato e l'amicizia con Renzi, che molto gli aveva giovato all'inizio del suo successo, ora sembra più ingombrante. 
Molti studenti bolognesi contestano l'alternanza scuola-lavoro a Fico Eataly World, che prevede l’obbligo per gli studenti dell’ultimo triennio delle superiori di fare un’esperienza formativa.
Farinetti, dicono gli studenti dei collettivi studenteschi di Bologna, non manca certo di risorse finanziarie per assumere e invece sta proponendo esperienze di scuola-lavoro che sono forme di sfruttamento degli studenti che lavoreranno gratis nel grande centro.
Marta Fana, ricercatrice all’università Sciences Po di Parigi, autrice di  "Non è lavoro, è sfruttamento",  sostiene che bisognerà vedere quante saranno le assunzioni stabili e quanti i contratti di somministrazione, del tutto precari, prodotti da FICO. 
La ricercatrice contesta i finanziamenti, i "400.000 Euro", dati dalla Regione Emilia-Romagna a Farinetti per la formazione professionale, e il fatto che si utilizzeranno migliaia di studenti in alternanza scuola-lavoro e lavoratori assunti con contratti a tempo limitato. Per molti critici FICO è l'ennesimo prevedibile centro commerciale, per altri può invece essere un buon valorizzatore del comparto agroalimentare.
Sembra che non si riesca mai a trovare un compromesso utile tra la sacrosanta esigenza dell'alternanza scuola-lavoro e il diritto degli studenti a non essere sfruttati da imprenditori senza scrupoli.
E rimangono senza risposta le domande sull'agricoltura biologica, sulla sostenibilità, trasparenza e tracciabilità dei prodotti, sul sistema commerciale dell'agroalimentare, sulla relazione tra grandi aziende e piccoli indotti, sul consumo equo e sulle macrotendenze del consumismo moderno.
L'unica cosa certa è il salario dei lavoratori di FICO: magrissimo.




3 commenti:

AnnaLisa ha detto...

Ci sono stata. Il costo del bus per arrivarci è elevato 5 euro solo per andare.
Se vai con l'auto hai 2 ore free e poi paghi 1,50 l'ora.
I prezzi nei ristoranti sono molto elevati e rispetto alla qualità piuttosto deludenti.
Mi è piaciuto l'ingresso, allegro, pieno di mele fresche di tutto l'Italia.
Un posto da visitare come una grande fiera-mercato, ma niente di speciale

Marco ha detto...

Altro che biodiversità, un supermercato con ristoranti, anche divertente, ma niente di alternativo, anzi. Da andarci una volta

Ada ha detto...

Assomiglia all'Expo di Milano, un posto dedicato più al consumo che cerca di catturare il visitatore con offerte di ristorazione e vendita. Di effettiva conoscenza dei prodotti e delle teniche produttive c'è davvero poco. Anche la qualità non è sempre garantita. Ci sono andata con mia figlia e mia nipote, all'interno si possono avere delle bici gratis, difficili da guidare e scomode. Il parcheggio dopo le prime due ore è costosissimo, il posto è dispersiivo, vedere gli animali per mia nipote non è stato semplice nonostante i nostri sforzi, nè piacevole viste le distanze e gli impedimenti al passaggio. forse questo è un aspetto che possono migliorare