18 aprile 2013

Le valigie colorate.



20 giorni di Italia. 
Tante cose da fare e poco tempo libero. 
A Roma ho visto decine e decine di negozi chiusi con la scritta "Affittasi", segno evidente di una crisi lacerante e di soldi che non ci sono. 
Lavi i piatti e in televisione litigano, inviti amici a cena e, mentre aspetti, in televisione litigano. 
In Italia litigano sempre e, quando non urlano, ridono di tutto. 
Io non ci sono più abituato, sarà l'Africa o il disadattamento che avanza, ma l'educazione e il rispetto per me sono dei valori. 
Mi piacerebbe un'Italia che sapesse crescere in silenzio.
Strillare, deridere, saltare a piedi pari il rispetto: non mi piace. 
Su Facebook spesso abbondano insulti,  parolacce, turpiloquio, derisioni, prese di posizione categoriche che sul web non costano nè fatica, nè coraggio.
Spesso sono vigliaccate.
Scarseggiano invece analisi della realtà, punti di vista divergenti o creativi. 
"Scrivi mi piace sennò sei come gli altri, o peggio" si legge spesso su FB. 
Difficile pensare che con tali atteggiamenti si possa costruire una società liberale e democratica, figlia di sogni belli, limpidi, trasparenti. 
Mi sento a disagio. 
Non solo triste per come vanno le cose nel Paese che amo, ma anche per come molti italiani affrontano questa crisi. 
Per molti sembra sia più importante far vincere la "propria squadra", non importa come: è la stessa logica dei tifosi, non degli sportivi.
Io tifo sempre per le squadre italiane, tutte, sono l'unico romano che è contento dei successi sia della Roma, sia della Lazio. 
Ma poi mi schifo degli scontri tra tifosi, di tutti i derby urlati, con i cori razzisti, le persone innocenti colpite, gli accoltellati, gli ammazzati.
Io non riesco più ad accettare la normalità italiana, questo tipo di normalità.
Questo tipo di politica urlata e filtrata da una furbizia sempre di parte, mai al servizio del Paese.
Le elite radical-chic e il popolo cafone, ognuno per la sua strada: gridata, urlata, distinta.
Bravi, tutto bene...
Non vi rendete conto che siamo... alla frutta...
Le divisioni mai sanate, il sottosviluppo civile che è dappertutto, le regole che valgono sempre e solo per gli altri, un tipo di furbizia che sa come essere simpatica per fregarti meglio, la lingua italiana violentata, la cultura difesa solo a chiacchiere, il disprezzare i politici locali ma poi servirsene, le case abusive perchè "tutti lo hanno fatto", il dire "sono tutti uguali"  per giustificare che non si crede in nulla, il livore cieco nei confronti  di chi pensa in modo divergente dai modelli dominanti o dai modelli finto-alternativi, la demagogia facile di chi promette grandi rivoluzioni e poi non cambia nulla.

Davanti a me ci sono 5 valigie.
Una è rossa, un'altra è colore aragosta, una è blu, una è azzurra, una ha l'indecifrabile colore del tempo che passa.
Sono piene di graffi e residui di procedure di sicurezza aeroportuale. 
Targhette scollate bianche, gialle, arancio. 
Swiss Air. 
Iberia. 
Blue Panorama. 
Ethiopian Airlines. 
Turkish Airlines. 
Una, quasi nuova, ha perso le ruote. 
Un'altra ha degli storici buchi agli angoli.
Nonostante le saponette alla lavanda che metto per deodorarle sembra che conservino, negli anni, gli aromi del bagaglio tipico dell'emigrante: il lonzino regalato dal vicino amico di casa, il caciocavallo di cui non si può fare a meno, i dvd più recenti di cinema italiano, la biografia su Napoleone, il libro di Citati su Leopardi, il ciauscolo fatto in casa che supererà indenne tutte le dogane...
Tanti viaggi, tanti carichi, tante notti in aeroporto, tante spinte su rampe e scivoli, tante albe piene di sonno infinito. 
Ad ogni partenza mi resta negli occhi un'Italia con pochi sogni.


© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

(Continua) 

10 commenti:

Russel ha detto...

Inimitabile paolo, stavolta mi hai fatto PIANGERE!!!!!!!.......

Camel senza filtro ha detto...

Carissimo,
hai descritto in modo magistrale quello che proviamo tutti ogni volta che partiamo!

Stefano Parrettini ha detto...

La prossima volta vengo anch'io. Ho una valigia nuova. Bianca e aegento. Ogni anno partono dall'Italia 5.000 persone.
Quasi tutti giovani, Laureati o diplomati, costati allo stato italiano un sacco di soldi. Vanno a lavorare all'estero dove son o ricercati e stimati. Nella fpto di questi 5.000 comprese le tyue valigie metaforiche e colorate sta la crisoi italiana.
Ciao

AnnaLisa ha detto...

Mi sembra di vederti partire...

Ciao...

Matteo B. ha detto...

L'assuefazione di noi italiani alla costante rissa politica ha dell'incredibile.
Ed è vero che alla fine non ci ci si fa più caso e si prende tutto a burla.
Così il paese si imbarbarisce sempre di più.
Sono certo che molte persone ti diranno "che post triste, che esagerato!..." ma quello cghe dici è vero.
Siamo un paese che non ha più coscienza di sè e trova nell'invettiva e nell'insulto lo sfogo principale.
Ci dovrebbe essere una normativa per le trasmissioni televisive sul politically correct.
Come in ogni paese civile.

Ada ha detto...

Bella l'immagine delle valigie colorate: il contrasto tra i sogni che tu porti nelle valigie e la società senza più sogni che ogni volta ti lasci dietro.

Un abbraccio

Edoardo ha detto...

Le elezione del presidente di oggi sono un esempio dell'Italia di oggi.
L'un contro l'altro armati, congiure di palazzo, le solite accuse reciproche, come ai tempi dei guelfi e dei ghibellini.
Ora abbiamo anche i grillini a fare un po' più di casino.....

Max ha detto...

Noi italiani assomigliamo sempre di più ai capponi di Renzo. Più siamo prossimi alla cottura in pentola, più litighiamo...

Roberto ha detto...

Andar via è quello che molti pensano. Sono finiti i tempi in cui gli italiani avevano sogni. L'Italia non è solo un paese senza soldi. Non c'è una politica degna di tale nome

Tommaso P. ha detto...

In poche righe un ritratto dell'Italia di oggi e di quello che sentiamo in molti, purtroppo. E' un paese che non sogna più.