4 marzo 2014

La Grande Bellezza.


Non c'è niente di cui rallegrarsi, come italiani, per l'Oscar dato alla Grande Bellezza.
La Grande Bellezza è un film di una tristezza infinita.

Un film che non lascia speranze sulle sorti dell'Italia di oggi perchè ritrae una società indirizzata, senza alcun battito d'ala, verso una decadenza senza fine, verso un irrevocabile destino di decadimento morale, civile e culturale.
Balli e ballerine, puttane e puttanieri, feste folk e horror, moderni buffoni e personaggi che hanno il solo scopo di coltivare ossessivamente il senso della propria inutilità.


Tutto dominato da volgarità, cinismo, spregiudicatezza, totale assenza di valori.
Normale che abbia vinto l'Oscar del sistema cinema americano.

Anzi, era scontato che il film di Sorrentino vincesse. 
Era scontato perchè l'Italia vince l'Oscar ogni volta che produce un film in cui noi italiani facciamo esattamente quello che si aspettano gli americani, ma anche gli inglesi, da noi italiani: 
i guitti, i poveracci, i clown, i non-soldati, gli strani, gli ultimi rappresentanti della "dolce vita"e tutti gli stereotipi che americani e inglesi hanno sugli italiani.
E' stato così per Mediterraneo, di Salvatores; per Nuovo Cinema Paradiso, di Tornatore; per La vita è bella, di Benigni, solo per citare i film più recenti.
La Grande Bellezza coincide perfettamente con gli stereotipi degli anglosassoni sugli italiani. E' prevedibile che rafforzi tali stereotipi.

Italiani pazzi e scapigliati, amanti della bellezza decadente che ormai alberga permanente nelle nostre città come forma di sopravvivenza all'orrore della realtà quotidiana.

Come se rimanesse solo una possibile redenzione estetica, con le giacche bianchissime o coloratissime di Toni Servillo, i supponenti mocassini di pelle pregiata, i salotti terrazzati delle case patrizie, in una cornice di definitiva decadenza e feroce incapacità di dare un senso ad una vita fatta solo di arida insignificanza.
Non c'è altro che la solitudine dei personaggi flaubertiani, il deserto dei sentimenti, la rassegnazione pirandelliana allo sfacelo e al dramma.

La città di Roma, nella realtà, vive nell'abbandono di tanti, troppi, suoi abitanti, vede il razzismo e l'intolleranza tornare nelle periferie più brutte d'Europa, l'inciviltà della maleducazione quotidiana, il degrado, la supponenza provinciale fatta regola metropolitana. 


E' lecito consolarci con le immagini struggenti della Grande Bellezza del centro storico di Roma, sature di colori ocra e di tragedia imminente, livide e scure, o rosse e pompeiane come le mura antiche che crollano?

Roma è bellissima, ma, come scriverebbe sul suo spartito Giuseppe Verdi, e come ci ricorda Sorrentino, definitivamente perduta.

Il film mostra un'acuta capacità di espressione lirica,  la bellezza malinconica delle sue immagini fosche e straordinarie, la consueta interpretazione strepitosa del grande Toni Servillo.

Ma non è il miglior film di Sorrentino.
E non è un'immagine positiva per l'Italia.
E' l'esatto opposto: una sorta di manifesto amaro, forse perfino troppo compiaciuto, dell'ultimo atto testamentario di un'intera società.
La nostra.


© RIPRODUZIONE RISERVATA
PAOLO GIUNTA LA SPADA 


(continua)

13 commenti:

Stefano Parrettini ha detto...

Bellissimo post che condivido.
Invece in Italia sembra che abbiano vinto i mondiali di calcio, specie a Roma..
e non hanno neanche visto il film

Anonimo ha detto...

Un artista è tale se dice e scrive (e gira) quello che vuole senza pensare alle conseguenze. Gli americani hanno considerato La grande bellezza un bel film e tanto basta per essere contenti dell'Oscar

Russel ha detto...

Film visto ieri.
Bellima la fotografia, bravissimo Servillo. Film molto triste come dici tu.
Senza speranza

Marta ha detto...

L'unico articolo che da una interpretazione del film e racconta con chiarezza un'opinione.
Grazie

Edoardo ha detto...

Colto nel segno. Vero.
Dolorosamente vero.
Caro Paolo tu hai la capacità di vedere ciò che molti italiani non vedono o fanno finta di non vedere.
Una società fatta a pezzi dal vuoto di valori....

admin ha detto...

Recensione critica di alto profilo, piena di spunti e idee che condivido e che non saprei dire meglio, ma possibile solo a chi ha vissuto all'estero per molti anni.
Gli italiani che vivono nelle città italiane se ne fregano dell'immagine negativa del loro paese nel mondo.
E questoè grave, triste e profondamente sbagliato.
Negli altri paesi non succede.

Ciao da Londra

Tommaso P. ha detto...

Hai ragione Paolo.
Un film amaro che non dà speranza
Bella la tua critica

Anonimo ha detto...

Articolo su cui sono d'accordo e che dice in modo chiarissimo tutto quello che gli altri non vedono o che non sono capaxci di dire.
Complimenti
Liliana

Matteo B. ha detto...

Ho l'impressione che come al solito gli italiani si siano schierati come in uno stadio, contro o a favore.

Chi dice che il film è bellissimo è soddisfatto di vivere in un bordello senza speranza ma dipinto di bei colori.

Camel senza filtro ha detto...

Grande!

Bellissimo post.

paologls ha detto...

Come sempre ricevo tanti messaggi mail e pochi commenti su questo blog.
Inoltre i commenti sono spesso sotto pseudonimo. Questo è uno degli aspetti più deprimenti dell'Italia di oggi: non si riesce a parlare, con nome e cognome, neanche di un film.

Un amico giornalista che vive all'estero mi scrive:

Stavo pensando di scrivere al NYTimes per richiedere il ritiro del nostro oscar...

Un altro amico mi scrive e mi manda il suo link con nome e cognome:
Grazie, hai esplicitato delle cose su cui sono del tutto d'accordo purtroppo.
http://rbolletta.com/2014/03/05/la-grande-bruttezza/

Ho ricevuto una dozzina di mail dello stesso tono: italiani delusi per la condizione che viviamo e preoccupati per il compiacimento con cui Sorrentino, ma non solo lui, ci rappresenta.

Un messaggio dice:
Il film è una vergogna nazionale. Nessuno discute della sua qualità estetica, ma chiunque, vedendolo, se è italiano dovrebbe sentire solo vergogna. Se è straniero provare pena per noi italiani. Che depressione.

Solo uno mi scrive:
Mi dispiace, ma a parer mio e di diversi miei amici il film è BELLISSIMO e racconta ciò che è la vita, come dice il protagonista alla fine. Forse il film è un po' lento: ma questa è questione di estetica.

ErreBì ha detto...

Carissimo Paolo, hai scritto una cosa bellissima che condivido in pieno, pur riservandomi una piccolissima , resistente speranza sulle sorti della nostra bella città e , più in generale, del paese.
Un abbraccio. Ti aspettiamo a scuola!
Rosanna

nanni ha detto...

caro paolo, grazie per gli stimoli che continui a darci con questo tuo blog.
in questa settimana, si sa, siamo tutti critici cinematografici, e allora ecco il mio contributo.
penso che sorrentino sia un regista bravo bravo bravo, perciò pazienza se "la grande bellezza" gli è riuscito così male: sono convinto che, non avendo da cucinare un altro film apposta per vincere l'oscar, il prossimo gli riuscirà meglio.
ho fatto molti pensieri su questo film e ho letto un sacco di recensioni.
quella di cui ti metto il link è a mio parere di gran lunga la migliore.
http://www.linkiesta.it/sorrentino-quit-the-oner
vi si leggono frasi come "pura forma autocompiaciuta". e vi si dice che il film propone "una visione di comodo stereotipata, semplicistica, irreale ma soprattutto autoassolvente, che vorrebbe essere poetica ma lo è nel modo grottesco e privo di grazia di chi impiega troppe energie a essere insincero."
non avrei saputo dirlo meglio.
un abbraccio forte!