30 maggio 2020

Racconto del mio compleanno
Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale.

Alle 5.20 del 30 maggio 2020 lo studente D. P. telefonò allo studente M. Z..
Entrambi erano della Sesta PTA della mitica Sezione Agraria dello storico Istituto Ontani, in provincia di Ermo. L’argomento della conversazione telefonica era il comunicato delle ore 3.40 del mattino del Presidente del Consiglio G. C., trasmesso a reti unificate. Il comunicato radio recitava esattamente così: “Oggi, a partire dalle ore 5.30 del mattino, il lock-down che è stato imposto al nostro Paese è definitivamente rimosso. Questa decisione che prendo è dovuta alla conferma del Comitato tecnico scientifico che la medicina Farmalux, prodotta dalla ItalianCareInternational, in prova presso i nostri ospedali fin dal 18 marzo scorso, ha confermato la sua piena efficacia. Il Governo ha deliberato di incentivare la produzione del farmaco in Joint venture con la Farmalux. E’ stato deciso di pervenire alla produzione di 500.000 dosi di farmaco al mese e l’azienda italiana che detiene il brevetto ha confermato gli obiettivi produttivi che saranno sviluppati anche in considerazione della richiesta che viene dal resto del mondo. La battaglia contro il virus è terminata. Oggi, l’ultima signora contagiata, di anni 89, è stata dimessa dopo una sola dose di Farmalux presa lo scorso 28 maggio, senza alcuna controindicazione. Pertanto, in base al nostro ordinamento costituzionale, tutto può tornare alla ripresa della nostra libera vita economica e sociale. Invito comunque le autorità prefettizie e amministrative di vigilare al fine di assicurare il più sereno rientro alla piena normalità. Il Consiglio dei Ministri ha inoltre deliberato che la data di oggi, 30 maggio, sia festa nazionale alla stessa stregua del 25 Aprile, del primo Maggio e del 2 giugno e convoco la cittadinanza a Roma, a Piazza del Popolo, per celebrare la fine della pandemia. L’Italia è libera dal virus!”
Capito M. Z.? Concluse D. P., è finita! E’ finita! E’ finita!
E’ finitaaaa, urlò nel telefono M. Z. senza curarsi che D. P. terminasse di parlare.
A casa del professor Giusta La Strada la notte era passata con tutta la famiglia davanti alla televisione. La Sette aveva trasmesso uno speciale intitolato "Fine del Corona virus" a cura del direttore Enrico Ventana. La trasmissione Otto e mezzo, diretta da Lilli Strudel, era durata fino alle 22.30 e lo Speciale televisivo era iniziato con l’intenzione di seguire in diretta il Consiglio dei Ministri che proseguiva ad oltranza già da diverse ore. Tutti aspettavano il comunicato a reti unificate del Presidente del Consiglio e dalle interviste ai giornalisti e ai politici si supponeva che fosse successo qualcosa di importante e imprevedibile. L’atmosfera si caricava di eccitazione anche a casa del professore e nessuno aveva intenzione di andare a dormire. Erano quasi le 4.00 quando finalmente arrivò il comunicato tanto atteso. Il professore, a un certo punto del discorso, scattò in piedi abbracciando sua moglie e sua figlia. Si ricordò di quando era successa la stessa cosa, con la stessa urlata allegria, al rigore di Fabio Grosso nella finale dei Mondiali di calcio del 2006. Così prese una bottiglia di rosso dalla sua cantina, la aprì e brindò senza rendersi troppo conto che ormai non era più sera inoltrata, ma quasi mattina, e si scorgevano in lontananza le prime tenui luci azzurre dell’alba. Fu così che il professore fece un vero e proprio pasto, più che una colazione. La torta salata preparata dalla moglie, il ciauscolo di Montemonaco e un paio di formaggi erborinati di Zontegranne, di Belmonte Striceno, accompagnarono il secondo calice di Castel del Monte Riserva “Vigna Pedale” del 2015.
Poi il professore provò a dormire, ma fu subito sopraffatto dai pensieri. Il premier aveva parlato di immediata riapertura delle scuole. La chat dei docenti dell’Ontani era un ribollio di notizie, ordinanze, ordini e contrordini.
Sui social ci si chiedeva se le scuole fossero già pronte e pulite per la riapertura, o se il giorno in corso dovesse essere considerato, come sembrava, solo un giorno di festa.
Da tutti i paesi vicini salivano grida di gioia, si udivano le campane suonare a festa e i botti come fosse stato un Capodanno di tanti anni fa.
Dopo tutto, pensò il professore incamminandosi verso il cancello della sua casa di campagna, è il mio giorno di festa.
Il 30 maggio, infatti, non era solo il fatidico giorno di consegna del documento dell’esame di stato al quale lavorava da giorni, ma era anche il suo compleanno.
Così aprì il cancello di casa e, compiaciuto dell’aria di festa che sentiva tutto intorno, si avviò sulla strada a passi lenti, soddisfatto. Camminando pensò che il suo compleanno iniziava con un bel regalo.
Il virus era sconfitto, l’Italia si sarebbe ripresa, tutto sarebbe andato bene. Intanto l’alba si colorava sempre di più di un rosso violaceo, un concerto di uccelli in coro accompagnava i suoi passi sicuri sulla strada ancora deserta, il profumo dell’aria fresca del mattino sembrava dirgli che il peggio passa e la vita può essere sempre bellissima.
Alle 6.20 suonò la sveglia. Il professore aveva sognato, ma un bacio sulle labbra e gli auguri di compleanno gli ricordarono che non c’è un confine tanto grande tra sogni e realtà.

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Paolo Giunta La Spada

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