30 novembre 2011

La scomparsa dell'intellettuale italiano.

La crisi della cultura

Gli italiani che sono in grado di leggere un editoriale su un giornale sono circa 5 milioni. Gli altri 40 milioni, stiamo parlando di adulti, non leggono e si limitano a guardare la televisione. Siamo un popolo disinformato e incolto e il fatto, denunciato anche dal Dipartimento Anti-trust dell’Unione Europea, che l’ex-premier controlla l’80% per cento delle televisioni italiane rende la situazione italiana ancora più grave.
Le TV commerciali e il Web, inoltre, hanno mutato radicalmente il ruolo degli intellettuali nella società moderna e, in particolare, in Italia.

Intellettuali di Destra.

Gli intellettuali di destra come Lucio Colletti, Saverio Vertone, Giorgio Rebuffa, Piero Melograni e Marcello Pera si schierarono con Berlusconi sperando in una rivoluzione liberale e nella liberazione dalla cattiva politica della prima repubblica. Tutti si fecero eleggere con Forza Italia e tutti, gradualmente, abbandonarono l’ex-premier delusi dalle sue promesse non mantenute e dal suo guardare solo ai propri interessi privati. Furono accusati di essere dei venduti e bollati come opportunisti visto che molti, Lucio Colletti più di altri, erano stati illustri pensatori marxisti negli anni 70. Altri, molto meno illustri, come Ferrara e Bondi, passarono con disinvoltura dal pensiero totalitario comunista al pensiero totalitario berlusconista (e ai soldi del premier). Ai pochi intellettuali, infine, si sostituirono le ragazze di Via Olgettina, le veline e le escort subito promosse nei gradi alti della politica. Gli intellettuali di destra sono rimasti in silenzio o al servizio di chi li paga.

Gli intellettuali di Sinistra.

Gli intellettuali di sinistra sono rimasti largamente spiazzati dal mutamento radicale imposto alla storia dal crollo del muro di Berlino del 1989 e dalla fine del comunismo come ideale di trasformazione della società. Molti, piuttosto che approdare ad una cultura liberale, sono rimasti in silenzio. Altri, invece che rivendicare il giusto e il positivo delle lotte operaie e contadine dell’Ottocento e del Novecento, le hanno rimosse, dimenticate, cancellate.
Altri continuano ad esaltarle senza però aver mai denunciato i nefasti danni prodotti alla società italiana dal velleitarismo e dal fondamentalismo di sinistra, antipatriottico e antistatale. La storiografia di sinistra si è fermata ad un vago “pensiero debole” che richiama il tema della crisi delle ideologie e ripropone una sorta di relativismo ideologico culturale che non sa indicare mezzi e fini dell’esistenza umana.

Alberto Arbasino, dopo un dichiarato anticonformismo di stampo borghese negli anni 60, è deputato dal 1983 al 1987 col Partito Repubblicano e non c’è bisogno di commentare la sua opera più recente.

Umberto Eco, il più formidabile scrittore e intellettuale italiano degli ultimi 40 anni, si è dedicato ad una attività letteraria di successo. Partecipa a volte e con merito agli incontri di Giustizia e Libertà, di rado rilascia interviste, quasi mai interviene nella vita pubblica italiana. Su di lui ricade la responsabilità di aver distrutto, nell'epoca in cui tali operazioni erano di moda, uno dei pochi libri fondanti l'identità italiana di fine Ottocento, il mitico Cuore di Edmondo De Amicis, disconoscendo alla lunga il valore dello scrittore di Memorie Mediterranee. Ebbe pure la colpa di indulgere in uno strutturalismo esasperato che finì per irridere e archiviare drasticamente buona parte della critica letteraria italiana.

I grandi registi italiani si dedicano ad operazioni di cultura marginale.
Il più grande, Bernardo Bertolucci, ha composto l’ultimo capolavoro con "L’assedio", del 1998; è naufragato con "Dreamers", nel 2003; si sta attualmente dedicando a "Io e te", di Niccolò Ammaniti, e appare lontano il datato, ma indimenticabile "Novecento" del 1975.

Nanni Moretti negli ultimi 12 anni ha fatto tre film: uno di appena un’oretta su sé stesso e sulla nascita di suo figlio: "Aprile" del 1998; uno, "La stanza del figlio", del 2001, su cosa succede in una famiglia quando muore un figlio; poi l’orribile “Il Caimano”, del 2006, un film che ha una sceneggiatura pessima e sembra un fumetto di Paperinik per quanto è girato male. Recentemente ha fatto anche un delicato film sulle presunte fragilità di un Papa moderno e si guarda bene dal parlare dell’Italia di oggi se non per ricordare, quando glielo chiedono, quanto fu “bravo e profetico” a promuovere i “girotondi” nei primi anni 2000. Al sofisticato regista romano si dovrebbe dedicare un capitolo intero perché alcune sue battute che hanno fatto epoca (“Quando ho saputo che ha vinto Berlusconi mi sono fatto una canna così”, “Il dibattito no!”, "Di' una cosa di sinistra" riferito a D'Alema) sono andate di pari passo con l'affermazione di un'ideologia di compiaciuto disimpegno di stampo snob.

La società dominata dalla televisione.

Nel ventennio berlusconiano, con la figura dell'intellettuale al tramonto, è andato in auge il “conduttore unico” Bruno Vespa, l’onnipresente faccione "ducesco" a cui è stata affidata l’agiografia del premier e la celebrazione acritica di tutti gli eventi televisivi della società italiana attuale: la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, la riesumazione della salma di Padre Pio, i grandi concerti di Stato, i funerali di Stato, la presentazione ufficiale dei nuovi Governi della Repubblica.
Siamo così passati da una società che negli anni 60/70 godeva di un notevole pluralismo culturale e di grande ricchezza espressiva (Fellini, Antonioni, De Sica, Visconti, Pasolini, Gadda, Moravia, Montale, Levi, Morante, Fenoglio, Fallaci) ad un mondo culturale dominato dalla televisione.
I palinsesti televisivi sono fatti in modo da solleticare gli istinti più bassi del pubblico: cronaca nera con dettagli scabrosi, cronaca rosa, sesso e gossip sui personaggi anche di secondo e terzo piano del mondo dello spettacolo, reality show.
La società orientata dal modello televisivo promuove i paradigmi di vita: mediocrità, soldi facili, sesso fine a sé stesso e senz’anima, possesso di beni commerciali di moda, assenza di emozioni vissute attraverso l’esperienza personale diretta, totale assenza di intelligenza, zero osservazione critica e zero sensibilità artistica.
I giovani non sognano più e non vivono più forme significative di aggregazione sociale e culturale, l'educazione civica appare sempre più sciatta e trascurata.
I ragazzi vanno a scuola senza orgoglio "perchè ci si deve andare".

L'estinzione della funzione intellettuale.

Non c’è solo la crisi della politica; nel nostro Paese c'è un vuoto culturale che ha prodotto l’estinzione dell’intellettuale italiano, cineasta, storico, studioso di scienze o scrittore che sia: non ci sono figure di riferimento che sappiano porre domande e siano in grado di cercare possibili risposte.
Chi abbia il coraggio di esporsi e impegnarsi in prima persona per esprimere un bisogno collettivo di sapere, l'esigenza di miti fondanti per una nazione che li ha sempre più incerti e vacillanti, il desiderio di sogni collettivi, i progetti di un futuro da immaginare nei più minuti dettagli.

(continua )

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

3 commenti:

albert hat ha detto...

sì praticamente tutto vero anche se faccio fatica a condividere le frasi finali sui giovani che non sognano più e non vivono forme significative di aggregazione sociale e culturale. Anche in questo caso, come nel caso dei "choosy", bisognerebbe fare statistiche approfondite e discutere su ciò che si intende per aggregazioni significative. Io di giovani che sognano e fanno cultura ne conosco molti, sono sogni e cultura diversi da quelli delle generazioni precedenti, ma non meno interessanti.

paologls ha detto...

Caro Alberto, grazie! Ho ripristinato la funzione dei commenti il 1° gennaio 2012. Il tuo è un commento ECCEZIONALE visto che è fuori tempo! Mi piacerebbe darti ragione, ma attenzione a non considerare come "i giovani d'oggi" i figli degli amici. Io sono un insegnante della scuola superiore e, specie nelle scuole tecniche e professionali dei quartieri periferici, vedo troppi giovani che hanno perso troppo presto le loro guide nella vita, senza valori, senza sogni (se si escludono i "soldi facili e subito")

alberto ha detto...

ma infatti è probabilmente come dici tu, spesso si crede di avere il "polso" della situazione attraverso i propri contatti ma basta parlare con qualcuno che conosce persone/situazioni diverse e ti accorgi che l'idea che ti sei fatto è distorta dal tuo punto di vista. In più le nostre società cambiano così rapidamente che non fai in tempo a farti un'opinione che già il quadro è cambiato. Un mondo difficile, direi.