13 maggio 2013

NERO è bello!

Lingua italiana e razzismo: un uomo "di colore"?
L'espressione linguistica nel nostro Paese mostra l'impreparazione degli italiani a parlare degli "altri". 



Cari italiani, 
so che molti di voi pensano che definire una persona d'origine africana con l'espressione "di colore" sia cortese, che "di colore" sia una espressione gentile. 
Ma se un uomo è di colore l’altro come è: senza colore? In realtà siamo tutti colorati: beige, bianchi, rosa, gialli, marroni? 
Perchè allora solo i neri sono “di colore”? 
L’espressione “di colore”, spesso, è usata da persone bene educate. 
Non come gli ignoranti che dicono “'na negra”, “i negri”, “un negro”, con la g e la voce sgraziata del disprezzo, riferendosi a una signora nera, a dei signori neri o a un signore nero. 
Negro e negra sono aggettivi o sostantivi da non usare se si parla di persone: esprimono razzismo. Del resto sono parole apparentate con l’inglese nigger che è un insulto. 




Diversa e più complessa è la situazione della lingua spagnola dove negro significa sia il colore nero in generale che la persona nera. 

Ma torniamo al “di colore”. Da noi in Italia con questa espressione si crea una spartizione tra una presunta normalità e il “di colore”. 
In effetti se io, nero, vengo definito "di colore", potrei chiamare un bianco "senza colore". Ci sarebbero quindi i signori senza colore e i signori di colore: ridicolo; e improprio anche sul piano linguistico. 
Inoltre con l'espressione "di colore" si definisce una persona per il suo colore di pelle. Non per la sua identità nazionale. 
Ora, tutto questo poteva essere comprensibile nei secoli scorsi quando la storia dei diritti civili era ai suoi inizi e c’era lo schiavismo, cioè il commercio e la barbarie dello sfruttamento di altri esseri umani. 

Oggi dovremmo considerare una persona per la sua identità nazionale: un etiope è un etiope, che sia bianco o nero, un cinese è un cinese che sia giallo o bianco, un italiano è un italiano che sia bianco, olivastro, nero o rosso. 
E’ razzismo chiamare una persona facendo riferimento al colore della sua pelle o ad altra caratteristica fisica. 
Si dice spesso: ma si può accettare una deroga a questa regola quando l’espressione è vezzeggiativa, per esempio “negretta” riferito a una bambina? 
E che direste se dei neri chiamassero vostro figlio “bianchetto”? 

Attenzione, non voglio che il mondo passi dall’iniquità del razzismo agli steccati, spesso ottusi, del politically correct. 
So bene, per esempio, che in molti Paesi dell’America latina, in particolare nell’area caraibica e a Cuba dove a lungo ho vissuto, esistono altre parole, come mulata y mulato (mulatta e mulatto in italiano), come negro y blanco (nero e bianco in italiano) che vengono usate comunemente per chiamare e definire le persone. 
E’ il risultato di una storia drammatica fatta di schiavismo, oppressione e continuo riferimento alla pelle. 
E’ il prodotto storico di luoghi comuni che il tempo cancella con estrema lentezza in tutto il mondo, non solo da noi. 
E’ l’esito di un rapporto tra bianco e nero che può essere ancora coloniale come nel caso del turista europeo col mito della “mulatta” che va in paesi come Brasile e Cuba per praticare turismo sessuale. 

Se crediamo in un mondo diverso, basato sul diritto di ognuno ad essere rispettato dagli altri, abbiamo il dovere di condurre una riflessione sulla lingua che usiamo e su come definiamo l’altro che non siamo noi. 

Quindi basta, per favore, alle seguenti parole: negro, mulatto, di colore. 

Si può fare riferimento all’identità nazionale: somalo, angolano, congolese, inglese, sudafricano, tunisino, francese, eritreo. 

E, se per una qualche ragione, ci serve di definire la pelle (cosa che però si dovrebbe sempre evitare)  che si usi l’espressione “nero”: 
un signore nero, una bambina nera, una giovane nera, una signora nera.



Copyright Paolo Giunta La Spada per Italy & World


15 commenti:

Russel ha detto...

Grandissimo post! Grazie!

E utile alla riflessione...

Meres ha detto...

Sul tema Italia indietro anni luce rispetto all'Europa e agli USA.
Bene questo articolo.

Maria Teresa Urbani ha detto...

Ho sempre usato l'espressione "di colore", ma ora non la userò più.
Lei ha ragione, non ci avevo mai pensato.
Grazie e saluti

Anonimo ha detto...

Mi piace il "fare riferimento all'identità nazionale" d'ora in poi la userò.
In Nigeria nella zona di Lagos noi eravamo "oibo".

Giorgio ha detto...

Anch'io come te ho girato tutto il mondo e ho trovato razzismi di tutti i colori e di ogni tipo anche dove non te l'aspetteresti.
Hai ragione quando dici che la definizione di una persona non può e non deve necessariamente fare riferimento al colore della pelle: sacrosanto.

Camel senza filtro ha detto...

Bel post. Da far leggere a scuola, a casa e soprattutto nelle aule della politica...

Anonimo ha detto...

Anche in chiesa.
Dove si predica spesso bene ma ugualmente spesso si razzola male ...

AnnaLisa ha detto...

Articolo molto bello.. ..
Il problema del linguaggio c'è anche per le donne. Pensate a quante brutte espressioni riguardo all'identità femminilie e alle tante definizioni che di essa si possono dare, ai sottintresi, alle sfumature insultanti.
La società ha bisogno di educaxzione etica e cultura. La libertà senza cultura rende bestie

Anonimo ha detto...

Il razzismo non è un problema presente solo in Italia come qualcuno fa riferimento, ma bensì in tutto il mondo. Anche in questo meraviglioso paese,se qualcuno non è ancora a conoscenza, veniamo definiti "MOZZARELLA" o "MZUNGU", anche se spesso ridiamo su queste affermazioni. Ma è più penoso quando l'episodio si verifica all'interno delle scuole Internazionali, struttura educativa e protettiva, chiamando un ragazzo/a di pelle bianca "foglio di carta". Secondo me, questo è segno di razzismo! Sono d'accordo a definire la persona per la sua nazionalità e non per il colore della pelle.

paologls ha detto...

Tanti, troppi Anonimi.

Cari amici,
non potreste firmarvi?

Il razzismo è:
anticristiano perchè siamo tutti FIGLI dello stesso PADRE.
E viviamo tutti sotto lo stesso Cielo.

Stupido.
Antiscientifico.
Antistorico.

Può bastare?

bianca ha detto...

ottima riflessione linguistica

biancalt ha detto...

ottima riflessione linguistica

Mara ha detto...

Il razzismo esiste in ogni zona del mondo, ma noi siamo in Italia: il paese dove allo stadio fischiano i giocatori neri, ooppss stavo dicendo "di colore", aha aha...
Non fischiano i bianchi cioè ... oops ... i "senza colore"
aha aha ...
Insomma bene hai fatto a farci riflettere sulle espressioni che usiamo per definire gli "altri" ...

Filippo ha detto...

Complimenti. E' una riflessione attenta intelligente e rigorosa e dimostra tra l'altro come il linguaggio sia lo specchio di un'Italia confusa e arretrata che sceglie poco e decide ancora meno.
Anche sul piano linguistico!

Diabolik II ha detto...

Sorprendersi? Questo è un paese che ha perso ogni identità, a parte il mangiare. Nelle crisi generale dell'Europa che coinvolgerà presto anche la Germania l'Italia appare la più indifesa e non perchè non a causa dei debito pubblico, ma a causa di una tortale assenza di onestà civica.
L'italiano è elegante ed educato fino a quando non ha a che fare col pubblico e con lo stato: allora si trasforma in un parassita, un contestatore, un furbo, un rivoluzionario.
Così facendo si sta scavand la fossa da solo perchè senza Italia diventiamo una colonia senza alcuna autonomia.
Il razziusmo e la maleducazione linguistica sono solo espressioni di una più profonda crisi culturale che attracersa tutta la nazione e che ci porterà alla catastrofe.