C'è una vecchia idea che ancora circola e fa danni.
L'idea è quella che, per risolvere i problemi italiani, serve più Europa in Italia.
E' una bella idea che fa parte di quella cultura utopistica per cui le nazioni, con il loro corredo di nazionalismo, si sarebbero disfatte e sarebbero sorti d'incanto gli Stati Uniti d'Europa.
Non è stato così.
Oggi scopriamo che l'Europa non è una casa comune per costruire la democrazia, ma un luogo dove vale la legge del più forte.
Che fa l'Italia davanti a tale verità?
Per anni, nell'epoca berlusconiana, abbiamo inviato in Europa parlamentari come Iva Zanicchi, incapaci di parlare le lingue straniere, totalmente digiuni di storia e geopolitica, a ingrassare di stipendi immeritati.
Poi, nell'epoca montiana, siamo stati sottoposti ad una serie di diktat: "ce lo chiede l'Europa" sentivamo ogni giorno, e giù tasse...
Infine, nell'epoca renziano-gentiloniana, siamo tornati alla pericolosa illusione che ai problemi italiani possa pensarci l'Europa.
Non è così.
L'idea, abnorme, che gli interessi nazionali possano essere "sciolti" in un presunto quadro europeo, con l'Europa panacea di tutti i mali, è del tutto errata perchè l'Unione europea non è garante di diritti.
La distruzione di Gheddafi in Libia, voluta da francesi e britannici, e la crisi dei migranti, lo dimostra in modo inequivocabile: prevalgono le politiche di potenza e i gretti egoismi nazionali.
Al limite nell'Unione europea viene realizzata l'idea di un mercato unico che fa gli interessi dei più forti e, in fondo, del grande capitale finanziario.
L'idea è quella che, per risolvere i problemi italiani, serve più Europa in Italia.
E' una bella idea che fa parte di quella cultura utopistica per cui le nazioni, con il loro corredo di nazionalismo, si sarebbero disfatte e sarebbero sorti d'incanto gli Stati Uniti d'Europa.
Non è stato così.
Oggi scopriamo che l'Europa non è una casa comune per costruire la democrazia, ma un luogo dove vale la legge del più forte.
Che fa l'Italia davanti a tale verità?
Per anni, nell'epoca berlusconiana, abbiamo inviato in Europa parlamentari come Iva Zanicchi, incapaci di parlare le lingue straniere, totalmente digiuni di storia e geopolitica, a ingrassare di stipendi immeritati.
Poi, nell'epoca montiana, siamo stati sottoposti ad una serie di diktat: "ce lo chiede l'Europa" sentivamo ogni giorno, e giù tasse...
Infine, nell'epoca renziano-gentiloniana, siamo tornati alla pericolosa illusione che ai problemi italiani possa pensarci l'Europa.
Non è così.
L'idea, abnorme, che gli interessi nazionali possano essere "sciolti" in un presunto quadro europeo, con l'Europa panacea di tutti i mali, è del tutto errata perchè l'Unione europea non è garante di diritti.
La distruzione di Gheddafi in Libia, voluta da francesi e britannici, e la crisi dei migranti, lo dimostra in modo inequivocabile: prevalgono le politiche di potenza e i gretti egoismi nazionali.
Al limite nell'Unione europea viene realizzata l'idea di un mercato unico che fa gli interessi dei più forti e, in fondo, del grande capitale finanziario.
Oggi l'Europa rappresenta un neoliberismo rapace che sta riducendo sempre di più gli spazi delle nostre libertà e sovranità popolari.
Abbiamo bisogno di affrancarci dalle politiche europee quando tali politiche sono ingiuste, sbagliate, dannose, anti-democratiche.
La sovranità popolare, oggi, passa per uno stato democratico autorevole che sa come far valere gli interessi nazionali.Abbiamo bisogno di affrancarci dalle politiche europee quando tali politiche sono ingiuste, sbagliate, dannose, anti-democratiche.
Perchè attraverso gli interessi nazionali lo stato democratico fa rispettare le libertà e i diritti del suo popolo, anche dei ceti sociali più svantaggiati, e realizza la sua sovranità costituzionale.
Il nostro Governo non è capace di politica estera indipendente e autorevole.
Di fatto, con l'insipienza, consegna l'Italia alle Destre.
Di fatto, con l'insipienza, consegna l'Italia alle Destre.
Visto che l'elettore, non vedendo differenze, finisce per votare gli originali di destra e non gli imitatori.
E' indegno, per chi ha a cuore il progresso democratico dell'Italia, eseguire ordini decisi fuori d'Italia pur di mantenersi alla guida del Paese.
E' inaccettabile che la nostra politica estera sia così inconsistente.