10 luglio 2017

E ora che novità ci aspetta?

Da Tangentopoli in poi, in Italia, non si sente altro che di politici in vena di cambiare l'Italia. 
Il primo è stato Berlusconi: promise un milione di posti di lavoro, grandi riforme, rivoluzioni liberali, in realtà il suo unico interesse erano gli affari di famiglia.
Poi altri protagonisti hanno parlato di un'Italia nuova tra rottamazioni e referendum epocali.
Chi prometteva un milione di posti di lavoro è stato condannato per una evasione fiscale miliardaria, chi prometteva di lasciare la politica dopo il 4 dicembre è ancora lì, con l'ennesima camicia bianca televisiva, sempre più sudaticcia, e i pantaloni sempre un po' più corti, che fanno tendenza... 
Il Nuovo è stato impersonato da Berlusconi prima e da Renzi poi, e gli italiani hanno spesso sognato altri inizi, e altre novità, anche con la Lega, con Bossi junior detto il Trota con laurea falsa in Albania, o col Movimento 5 Stelle e il suo comitato centrale, d'accordo col capo o ti caccio.
Il nostro sistema è vorace, macina tutti, ingoia tutto, tutto travolge, le mode si consumano in fretta.
Tra un girotondo e l'altro se n'andò D'Alema, ma  Moretti mai ci spiegò con chi l'avrebbe sostituito.
Vero, finite le novità anche gli intellettuali e i cineasti non sanno più che dire.
Dove sono?
Stanno a guardare.
Del resto anche Moretti faceva il "nuovo regista"...
L'Italia insegue sempre il giovanilistico e futuristico mito del Nuovo che avanza.
Da Marinetti e D'Annunzio in poi, ha sempre coltivato il mito del nuovo inizio. 
E sappiamo con quali catastrofici risultati...
A destra, al centro, a sinistra.
Uno può dire anche banalità: l'importante è che siano novità. 
Con la crisi delle ideologie è entrata in crisi anche la fabbrica delle idee, lo studio, il dovere, la fatica e l'etica.
Mai che venisse in testa a qualcuno che vanno rilanciati gli studi, le scuole, le Università, le cose serie di un'Italia che vuole lavorare senza racconta-balle tra i piedi.
Con la società liquida i partiti sono diventati liquidi, veri e propri centri di raccolta di "uomini nuovi" e soprattutto molto paludosi...
Sento spesso i politici del nostro Paese, dicono: "ci vuole uno scatto".
Infatti, dico io, perchè non ve ne andate a casa vostra di corsa e lasciate l'Italia a chi lavora?
Ma che scatto dovrebbero offrire i lavoratori che già corrono a perdifiato ogni mattina fino a sera?
Di quale scatto parlate che non riuscite a ricostruire 4 case per i terremotati?
Con la seconda Repubblica si parla di novità, flessibilità, innovazione, ma i politici il vitalizio loro non lo riducono mai, lo lasciano sempre uguale, alla faccia delle novità.
Con lo "scatto" va di moda il restyling e lo story-telling: vi fregano sempre di più, ma in inglese, inoltre cambiano nome in continuazione e cambiano anche le favole che vi raccontano...
La realtà è che cambiano nome e storie per non cambiare mai l'Italia...
Nuovo era Berlusconi, nuovo era Monti. Nuovissimo era Renzi. 
E ora che novità ci aspetta, tra un taglio e l'altro, una strada che salta, un ponte che crolla, uno stipendio che si abbassa?
Quali favole si inventeranno? 




4 commenti:

Danilo ha detto...

Amaro, vero, nient'altro da dire, se non il rifiuto di questa politica come è fatta

Ada ha detto...

Una critica che non lascia scampo, ma il discorso andrebbe allargato a tutti gli italiani, di furbi in giro ne vedo troppi

Stefano Parrettini ha detto...

Negli ultimi anni la gente che va a votare si è ridotta del 30 - 40% un chiaro segno che questo tipo di politici non si sopporta più,
manca una classe politica che sia contemporaneamente onesta e preparata.
Il fatto che stia ricicciando.... Berlusconi!!!! la dice lunga sul livello a cui siamo scesi
Un disastro

Anonimo ha detto...

E' vero è molto triste ma la colpa è anche nostra, ci lamentiamo sempre ma non facciamo nulla di concreto, non scendiamo in piazza, non facciamo scioperi veri non ci organizziamo.
siamo talmente impeganti a sopravvivere che ci siamo abituati a vivere a testa bassa.
Io per prima mi prendo la colpa di questo, mi lamento, ma in concreto cosa faccio per cambiare le cose? nulla.