21 gennaio 2012

Ricordate la Libia?

Prima parte.

Lo Stato Maggiore delle forze aeree italiane ha dichiarato: “Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici hanno rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il 2° Conflitto Mondiale”.
Prima dell’intervento in Libia l’Aeronautica Militare Italiana era intervenuta in Iraq, Somalia, Libano, Serbia, Kosovo, Afghanistan e Pakistan.

Gli AMX e i Tornado hanno colpito con 520 bombe e 30 missili teleguidati a lunga gittata. Gli AV8 “Harrier” della Marina militare hanno sganciato 160 testate.
In tutto, ha riportato il generale Bernardis capo dello Stato Maggiore dell’AMI, Aeronautica Militare Italiana, si è trattato di circa l’80% delle “armi di precisione” a guida laser e GPS in dotazione alle forze armate:
“le munizioni utilizzate dalle forze aeree italiane sono state le bombe GBU-12 da 230 chili, le GBU-16 a guida laser Paveway da 495 chili, le GBU-24 da 907 chili penetranti, le EGBU-24 guidate da laser e GPS, le GBU-32 che possono colpire fino a 25 chilometri con qualsiasi condizione atmosferica, le GBU-38, le GBU-48 e i missili AGM-88 HARM e Storm Shadow da 1300 chili con un raggio d’azione fino a 250 chilometri. Gli obiettivi sono stato raggiunti con una percentuale di successo superiore al 96%”. (fonte Stato Maggiore dell’AMI).

Non si sa chi è stato colpito nel restante 4% degli attacchi, quelli falliti.

Secondo il generale Bernardis, nei sette mesi di operazioni in Libia, “i velivoli dell’Aeronautica Militare italiana hanno eseguito 1.900 missioni con oltre 7.300 ore di volo, pari al 7% delle missioni complessivamente condotte dalla coalizione internazionale a guida NATO”.
“Sugli oltre 1.600 target di ricognizione assegnati ai velivoli italiani, sono state realizzate più di 340.000 foto ad alta risoluzione, mentre circa 250 ore di filmati sono stati trasmessi in tempo reale dai Predator B”. Le missioni di attacco al suolo sono state pianificate e condotte “contro obiettivi militari predeterminati e definiti, o contro target dinamici nell’ambito di aree di probabile concentrazione di obiettivi nemici.”

Lo Stato Maggiore AMI ci informa che l’80% circa delle missioni aeree alleate sono partite da sette basi italiane: Amendola, Aviano, Decimomannu, Gioia del Colle, Pantelleria, Sigonella e, soprattutto: Trapani Birgi. “In questi aeroporti, l’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto tecnico e logistico, sia per gli aerei italiani sia per i circa 200 aerei di undici paesi della Coalizione internazionale (Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Turchia), schierati sul territorio nazionale. In sostanza, il personale e i mezzi della forza armata sono stati impegnati in maniera continuativa per fornire l’assistenza a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, l’alloggiamento del personale.”
Solo a Trapani sono passati il 14% di tutte le missioni NATO oltre a 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale. Da Trapani Birgi, uno dei quattro centri di cui dispone la NATO nello scacchiere europeo, hanno operato anche gli aerei radar AWACS, “assetti essenziali alle moderne operazioni aeree per garantire una efficace capacità di comando e controllo”. Lo Stato Maggiore AMI ricorda infine “l’importante supporto di personale specializzato nel campo della pianificazione operativa offerto ai vari livelli della catena di comando e controllo NATO, attivata in tutta Italia”, all’interno del Joint Force Command di Napoli e del Combined Air Operation Center 5 di Poggio Renatico (Ferrara).

Quanto è costato tutto questo all’Italia? Stiamo parlando di 3.000 missioni e 11.800 ore di volo più tutto il materiale tecnico e di servizio. Un’ora di missione dei cacciabombardieri, secondo Il Sole 24Ore, costa Euro 66.500, per gli Euro Fighter e i Tornado 32.000 Euro, Euro 19.000 per l’F-16, Euro 11.500 per il C-130 “Hercules” e solo10.000 Euro per l’Harrier.

Se si fa una media e si moltiplica il costo ora per il numero di ore volate si arriva alla cifra di circa 240 milioni di euro. Poi c’è la spesa per le bombe che andrebbero ricomprate visto che l’intervento in Libia ha eliminato l’80% delle nostre munizioni.
Ogni bomba a guida laser o GPS costa da 30.000 a 50.000 euro. I missili teleguidati costano da 150.000 Euro a 300.000 Euro. Se moltiplicate le 710 bombe sganciate per un valore medio di 75.000 Euro arrivate a 53 milioni e 250.000 Euro.
In più bisogna aggiungere le spese per i servizi di terra, i pezzi di ricambio, le indennità speciali pagate al personale, gli alloggiamenti e le mense per il personale straniero, il logoramento dei mezzi usati. E’ probabile pensare che le spese complessive per l’intervento del nostro Paese in Libia corrispondano ad almeno 350 milioni di Euro.

C'è la crisi e lo Stato è indebitato.
Con 350 milioni di Euro si potevano costruire 350 scuole;
oppure 175 ospedali;
oppure 100 scuole, 100 ospedali e 10 carceri.

(continua domani)

I&W

5 commenti:

roberta ha detto...

Aggiungi alla lista della spesa i soldi che la cooperazione allo sviluppo ha consegnato ai dittatori dalla Tunisia all'Egitto, con i risultati che sappiamo in termini di benefici per la popolazione locale. Con quelli ci scappava anche qualche asilo nido e magari si evitava qualche crollo a Pompei.

Tizzi ha detto...

Cento scuole, cento ospedali e 50 milioni di alberi nelle nostre città.

Russel ha detto...

Quello che sosrprende è che di tutte queste notizie non sa niente nessuno. Visti i debiti che fa lo Stato forse si dovrebbe sapere come i governi intendono spendere i soldi prima di spenderli. Poi si lamentano che non hanno carceri e vogliono far "uscire" i detenuti perchè non entrano più nelle celle. 350 milioni di Euro...

paologls ha detto...

Cara T. 50 milioni di alberi sono una splendida idea, ma anche le carceri sono un'ottima idea. Se non si costruiscono carceri belle e sicure la pena detentiva sarà solo una pena in luoghi orribili e malsani e non si traformerà in un'opera di rieducazione e recupero. Uno stato serio ed efficiente non fa uscire i delinquenti solo perchè non c'è più posto in "galera".

paologls ha detto...

Rimane il problema delle spese militari. Troppe, con troppi sprechi, e per guerre che si potevano evitare. In un Paese gravato da debiti sarebbe doveroso avviare una revisione radicale delle missioni militari.